Fuori i coglioni.
A me, chi mi conosce lo sa, Bersani non è per niente antipatico. Tiene quell’accento che mi ricorda subito il partigiano che ti rimprovera (oi giovinotto, non siam mica andati sulle montagne a combattere i repubblichini perché tu buttassi le carte in terra, eh), e mi piacciono i suoi modi di dire da zia contadina. Eppure, sul suo partito la penso esattamente come i milioni di persone che si rifutano di votarlo: non mi piace. Non mi piace che sia un partito di gente che passa i bigliettini a Bocchino, non mi piace il suo gruppo dirigente e non mi piacciono neanche i suoi militanti, che si sentono dire che “Moro aveva una visione più laica e occidentale di Berlinguer“ e non corrono a cercare pece e piume. Eppure, l’altra sera da Santoro, Bersani si è incazzato e ha fatto la voce grossa. Io continuo a non essere d’accordo con lui (non mi pare che sia sta gran presa di posizione affermare che sulla Costituzione non la si pensa come i cacciatori di immigrati: volevo pure vedere il contrario), ma non è questo che mi interessa.
E’ che da quando ha alzato la voce, tutti a dire però ‘sto Bersani, ma vedi un po’ il Bersani, niente male ‘sto Bersani. Cioè: non era cambiato un cazzo nella posizione del PD, ma siccome il segretario aveva alzato la voce, tutti a trovarla più appetibile. Lo so, è l’istinto servile degli italiani: quando qualcuno urla, si precipitano ad accucciarsi. E’ che riconoscono il padrone, non c’è un cazzo da fare. Sono contento che abbia tirato fuori i coglioni, segretario Bersani, e la mia simpatia personale verso di lei resta immutata. Però, se vuole che la voti, i coglioni, invece di tirarli fuori da Santoro, deve usarmi al cortesia di tirarli fuori dal suo partito.
Le ultime parole fumose