Noi, non so.

Leggo commenti entusiastici sul fatto che l’altra sera Salvini sia stato asfaltato (termine di rara cafoneria e brillante bruttezza, ovviamente di provenienza renziana, che riporto così come l’ho letto) in una trasmissione tv da alcuni intellettuali di sinistra. Ora, la cosa che dobbiamo capire -e proprio non ci riusciamo, pare- è che uno come Salvini non può essere sconfitto in un dibattito, per un motivo semplicissimo: che lui parla ai suoi, e soltanto a loro. Qualsiasi cosa gli diciate, quello se ne fotte e si mette a strillare quelle quattro cose che lui sa benissimo titilleranno l’intestino dei suoi. E’ un vecchio trucco, che a Berlusconi è riuscito benissimo. Far saltare i nervi all’avversario e diventare un bersaglio gli serve per compattare i suoi elettori, altro che nel dibattito non aveva argomenti (che è l’equivalente della vecchia battuta la mia faccia è scassata, ma dovresti vedere le sue nocche). Ne aveva eccome, e il fatto che noi non li riconosciamo come tali solo perché sono un cumulo di stronzate in malafede non impedisce a quelli che lo votano di ritenerli argomenti validissimi. Aver studiato più di lui, essere più educati e colti di lui, avere più ragione di lui non conta assolutamente niente. Sbaglierò, ma magari smettere di andare a braccetto con gente come Draghi, Monti, la Bonino e compagnia cantante aiuterebbe più che dimostrarsi più laureati di quel cafone. Che cafone, è cafone: ma non è fesso.

Noi, non so.



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