Perché hanno taciuto
Non riesco a immaginare niente di più volgare, invasivo e fascista del nuovo modulo di autocertificazione che permette (significa che devi chiedere il permesso, e che qualcuno deve graziosamente decidere di concedertelo) di andare a trovare gli affetti più cari, sempre che non si trovino al di là di un confine del tutto immaginario, creato qualche anno fa per fini squisitamente burocratici e monetari.
E non riesco a immaginare niente di più umiliante, di più mortificante, che spiegare in strada, allo zelante questurino di turno, la tua privatissima gerarchia di affetti, amori e amicizie: equivale a un manrovescio sui sentimenti, significa ridurre in velina poliziesca un’intera vita . Significa permettere a un perfetto estraneo di sapere quante volte hai abbracciato, e baciato, e chi, e dove, e perché. Quello che credete essere un vostro diritto si è trasformato nella sua violenta negazione.
Significa essere obbligati a dire a un emissario di un patetico Stato di buffoni incompetenti che, pur essendo uomo, vai dal tuo uomo, o se sei donna, dalla tua innamorata, e subire i risolini, gli ammiccamenti, gli sdegnetti da sagrestia. E non conta che queste cose ci siano o no: basta la possibilità, che ci siano, la loro liceità, per svilire in un attimo una storia d’amore, un’amicizia, quella sì, fraterna, perché il sangue, in amore, è acqua, e spesso pure sporca.
E in tutto questo, i poeti e gli scrittori, che dovrebbero essere i primi a strillare contro questo stupro, oscillano tra protervia, ignavia e fattilorismo da salumai. Si preoccupano delle copie vendute, dei loro quattro soldi da straccioni, delle farmacie dell’anima loro, e stanno zitti. Avessero letto Brecht, loro che non hanno mai letto niente, saprebbero che:
Non si dirà: quando la donna entrò nella stanza
ma: quando le grandi potenze si allearono contro i lavoratori.
Tuttavia non si dirà: i tempi erano oscuri
ma: perché i loro poeti hanno taciuto?
Le ultime parole fumose