Timeo Ventresca.
Io non sono europeo. Peggio, non mi sento europeo (Voce fuori campo di un imbecille che strilla: e allora, il sogno di Altiero Spinelli? Voce mia: sai quanto me ne fotte a me del sogno di Altiero Spinelli?). Se è per quello, io non mi sento nemmeno italiano, e guardo ai vostri orgasmi tricolori con un brivido di paura. Il mio concetto di patria si basa su premesse diverse dalle vostre: non mi sento affatto compatriota di Renzi o di Salvini, e anzi mi è già difficile essere loro contemporaneo. Per me l’Europa non è affatto una unione di popoli, ma un complicato artifizio finanziario. Lo so, non sono un economista. Ma guardatevi intorno, fate bene mente locale: dopo tutti questi anni in cui gli economisti hanno fatto carne di porco, stiamo meglio o stiamo peggio ?(Voce fuori campo di un imbecille che strilla: e senza l’Europa staremmo molto peggio! Voce mia: peggio di così?)
Ripeto: per fortuna mia, non sono un economista. Però so usare il cervello. E il cervello mi dice le seguenti cose:
a) La Grecia. Non vorrei dilungarmi, ma l’Europa è riuscita a martoriare quel paese peggio dei Colonnelli. Non mi pare una cosa fatta bene, a occhio, e non vorrei che i miei fratelli europei mi riservassero lo stesso trattamento.
b) Ripeto, non sono un economista (Voce fuori campo di un imbecille che strilla: Ieri tutti virologi, oggi tutti economisti! Voce mia: ormai sei grande, è tempo che tu sappia chi era tua madre (cit.)), ma il fatto è che: qualsiasi cifra venga messa a disposizione di qualsiasi governo italiano, si può star certi che verrà letteralmente buttata nel cesso. Vi sfido a provare il contrario, appena avrete finito di imparare le vocali (le consonanti dopo Pasqua, che quelle sono tante e difficili).
c) Se c’è una cosa che capiscono anche quelli che leggono i libri della Murgia, è questa: non si chiedono soldi agli usurai. Mai. Non c’è bisogno di aver orecchiato Shakespeare, basta un qualsiasi film di Guy Ritchie (n.p.l.f.: uno dei mariti di Madonna). Chiamatelo Mes, chiamatelo Eurobond, chiamatelo come vi pare, la regola è sempre questa: state lontani dai cravattari.
Ora, io non sono un economista (non so se ve l’ho già detto, questo fatto), ma vi faccio una previsione facile facile: non usciremo più da casa. Mai più.
Perché quando se ne sarà andato il virus, sotto casa ci aspetterà Spartaco er Ventresca.
E lì saranno cazzi.
Le ultime parole fumose