Nonostante.
Tagliati fuori dal resto del mondo, gli abitanti si separano gli uni dagli altri all’interno stesso della città maledetta, temendo di contagiarsi a vicenda. Si tengono chiuse le finestre di casa e non si scende in strada; si cerca di resistere, chiusi in casa propria, con le provviste che si sono potute accumulare. Se nonostante ciò bisogna uscire per comprare l’indispensabile sono necessarie delle precauzioni. Clienti e venditori di generi di prima necessità si salutano solo a distanza e mettono fra loro lo spazio di un largo bancone. Jean Delumeau. La paura in Occidente.
Devo sbrigare una pratica urgente, ma sono sereno, è di quelle che si fanno on line in due minuti. Vado on line: niente. Chiamo il numero verde, due ore di attesa. Mi risponde, alla fine, una signora gentilissima dal Sud: eh purtroppo qui non ci capiamo più niente. E’ il mio primo giorno di lavoro da casa ma la piattaforma non funziona, non possiamo fare niente se non dirvi di andare direttamente in ufficio. In ufficio? A fare la fila? Con questi chiari di luna?, rispondo io. Non me lo dica, fa, sono mortificata, ma non eravamo per niente pronti a lavorare da casa, qui è tutto bloccato, la piattaforma non serve a niente e io sto a casa con mio marito e i bambini che urlano, abbia pazienza.
Stampo il modulo che certifica dio solo sa cosa e la mattina dopo vado in ufficio. Per strada, pochissima gente. In due chilometri, tre persone al massimo, tutte con la mascherina. Un vecchio, che sta palesemente passeggiando, ci insulta, tutti, uno per volta, ndo cazzo dovete anna’, annatevene affanculo. Invece di prenderlo per la collottola e riempirlo dei calci in culo che merita, tiriamo dritto. In fila all’ufficio tengono tutti la distanza di sicurezza, anzi siamo almeno a due metri l’uno dall’altro. Una signora benvestita e ingioiellata comincia a inveire contro il virus creato in laboratorio e gli immigrati, tanto per gradire, poi cerca di scavalcare la fila. Viene respinta dall’impiegata: gioia, tesoro, amore, ndo’ cazzo vai? Fai la fila, tesoro, vai vai, e lei comincia a urlare, cercando la solidarietà di quelli che voleva inculare.
Siccome sbrigare una pratica in Italia è come lasciarsi tra fidanzati, una volta sola non basta, devi rifarlo almeno sei o sette volte (cfr. Seinfeld), torno il giorno dopo. Una signora dal balcone comincia a borbottare, però ad alta voce, ma tu vedi questi se se ne stanno a casa loro, sti stronzi, Non rispondo. Vado in ufficio, faccio quello che devo fare. Non c’è fila, gli impiegati si fanno un mazzo così e sono gentilissimi. Tornando casa, c’è una ragazza che piange. Dice di essere stata maltrattata (a parole, eh) dai militi che l’hanno fermata. Le persone la consolano a distanza di sicurezza. Sulla strada del ritorno, la gente affacciata al balcone con la mascherina murmurèa dai balconi del primo piano addobbati con tricolori e arcobaleni.
E io penso che ho incontrato un bel po’ di persone normali, gente che ha solo voglia di tornare a campare e farsi la propria vita, e altre che non vedevano l’ora che succedesse una cosa così per sputare agli altri, per far uscire finalmente la loro natura bestiale. E penso che questi che urlano sono quelli che si entusiasmano ai lanciafiamme, ai blindati, ai droni, ai posti di blocco, ai sindaci che mortificano la gente indossando la fascia tricolore, e a loro non gliene fotte un cazzo se i loro idoli sono quelli che si sono mangiati i soldi della sanità, se danno dati palesemente falsi tutti i giorni, se scopano le loro responsabilità sotto al tappeto. Loro volevano denunciare l’ebreo, il comunista, il sovversivo, e finalmente lo stanno facendo.
E penso che, se mai dovessimo farcela, sarà nonostante loro e nonostante i politici che li aizzano. Sarà nonostante la loro ignoranza, la loro cattiveria, la loro bestialità, che riusciremo, se mai ci riusciremo, a ricostruire un paese che già faceva schifo, e non poco, di suo. E, come al solito, toccherà alle persone perbene, quelle che non avranno mai insultato o denunciato nessuno, farlo, e dovranno, ancora una volta, combattere con questi sciacalli che saranno lì, pronti, a rovistare tra le macerie.
Io ve lo dico, è difficile campare con gente come voi. Siete un abominio.
Semplicemente, non dovreste esistere.
Le ultime parole fumose