Caro dott. Chiellini,
Caro dott. Chiellini,
innanzitutto permetta che le faccia i miei più sinceri complimenti per lo scudetto appena vinto. Sono complimenti sinceri, del tutto privi d’ironia e di sarcasmo: mi permetta di spiegarle brevemente il perché. Mi riferisco a quanto scrive il quotidiano La Stampa di Torino, secondo la quale lei avrebbe detto, tra le altre cose, noi siamo qui a festeggiare e qualcun altro è a casa, un po’ più triste. Ora, ripeto, niente da dire sul trofeo appena vinto. Il calcio è gioco, e il gioco serve a divertirsi, ad appassionarsi, a renderci tutti un po’ più felici. Se no si chiamava fatica, la facevano i ciucci e i preti la evitavano. Quindi, niente recriminazioni. Si goda il meritato scudetto, gioisca con i suoi tifosi (ai quali magari lei, da persona che ha studiato, potrebbe, che so, suggerire che sparare i botti in segno di giubilo è cosa molto più civile dei cori razzisti) e sia felice.
Mi permetta, però, rassicurarla. Io, in quanto tifoso del Napoli, non sono affatto triste, come dice lei.
Perché dovrei essere triste? Perché abbiamo disputato un campionato spettacolare? Non mi pare motivo di tristezza. Perché mi sono divertito sempre,a veder giocare la mia squadra, come non succedeva da decenni? Perché ogni volta che giocavamo mi sembrava di avere di nuovo tredici anni? E questa lei, dottor Chiellini, la chiama tristezza? Contento lei: io la chiamo gioia. Una gioia che dura da anni, ogni domenica, ogni singola domenica, anche quelle in cui siamo stati mazzolati, perché così è la vita, una volta si vince, due volte si perde, e noi napoletani la vita la conosciamo bene, mi creda.
Piuttosto, mi permetta: mi è parso di notare un’ombra di tristezza nelle sue, di parole. In questo pensare a noi sconfitti nel suo momento di gloria. Se la goda, questa gloria, in allegria e insieme a i suoi cari. Non pensi a noi. Noi siamo ben più che contenti: noi siamo felici, lo siamo stati e lo saremo.
Non si dia pena per noi, dott. Chiellini. Ai fatti nostri pensiamo noi, molto più serenamente di quanto non creda.
E giacché c’è, ricordi ai suoi tifosi che lo sterminator Vesevo, di quanto auspicano ogni domenica, se ne fotte alla grande.
Le ultime parole fumose