Un paese di cacacazzi.
Accompagni un anziano parente malato all’ospedale, ma prima che lo visitino ci sono cento persone e i medici sono due in tutto. Gli fai compagnia, aspetti tre ore finché non arriva un parente a darti il cambio, esci, ti accendi una sigaretta all’aria aperta ma passa un infame che ti multa di trecento euro perché insomma, non si fuma negli ospedali, e manco davanti e intanto il tuo parente anziano è morto perché c’erano cento persone prima di lui.
Accompagni tua figlia a scuola, dove mancano i supplenti, la carta igienica, ci sono i pidocchi, i tablet o li rubano o col cazzo che li vedono, aspetti che entri in un ambiente malsano anche per un milite al fronte della Grande Guerra, guardi l’evasore fiscale che si allontana col suo Suv dalla tripla fila, pensi che lui siccome è evasore fiscale la mensa non la paga, gliela paghi tu che non evadi una mazza e manco un Ciao usato puoi permetterti, e per evitare di sparare a qualcuno ti accendi una sigaretta ma passa un cuollo di cazzo e ti multa perché fumi vicino a una scuola malsana come l’Ilva.
Butti a terra una cicca in una città dove ormai in terra c’è di tutto, frigoriferi, cadaveri, libri della Gamberale, il monnezzaro non passa ma un dirigente dell’azienda della monnezza guadagna quanto Bowie col disco postumo, però esentasse, e passa nu strunz e ti multa perché ha sporcato il bene pubblico.
Ora, io mi posso rassegnare all’idea che siamo un paese che ammazza la gente mangiando sulla sanità; mi posso rassegnare al fatto che siamo un paese di gente di merda che distrugge le scuole di ogni ordine e grado: mi rassegno anche che diate stipendi da Ceo di Google alle vostre troie.
Ma non mi rassegnerò mai all’idea che questo sia un paese di gente che, per fare tutto questo, poi ti deve pure cacare il cazzo.
Le ultime parole fumose