Mille esempi di cani smarriti.
La favola della rana e dello scorpione è una favola su uno scorpione che chiede a una rana di lasciarlo salire sulla schiena e di trasportarlo dall’altra sponda di un fiume. La rana temendo di essere punta durante il viaggio si rifiuta; tuttavia lo scorpione sostiene che anche lui cadrebbe nel fiume e non sapendo nuotare morirebbe insieme alla rana. Così la rana accetta e inizia a trasportarlo ma a metà strada lo scorpione effettivamente punge la rana condannando a morte entrambi. Quando la rana sente la puntura dello scorpione chiede il perché del suo gesto e lo scorpione risponde: “È la mia natura”. (link)
Chi dice che sto sempre a sbraitare contro tutto e tutti evidentemente non legge quello che scrivo, e non sa che appena posso cerco di consigliare quello che mi piace: e mi piace un sacco di roba. E’ che è più facile notare uno sfottò che leggere una recensione (forse perché sono più bravo a sfottere che a recensire, essendo io un noto rosicone). Mille esempi di cani smarriti di Daniela Ranieri, per esempio. E’ un romanzone: lungo, ma lungo. Non è scritto per compiacere i lettori, e si vede. E’ scritto benissimo. E’ scritto anche difficile, se volete, ma è scritto diffiicile solo se siete abituati alla merda, Tutto parte, come in Aristodem, da una terrazza de Roma Nord, ma quello che in Aristodem era satira qui diventa racconto, e vi garantisco che è un racconto dal quale faticherete a staccarvi, perché il racconto satirico, per descrivere questa gentaccia qui, non basta. E’ come se questa gente fosse mitridatizzata alla loro stessa macchiettizzazione, anche perché si sa che tanto, non parlava mica di me. E invece, in Mille esempi, Daniela Ranieri mette le mani in quel mare di merda che è il cuore di questa gentaccia, riuscendo (non so come, a me sarebbe venuta una tale rabbia da farmi mollare alla seconda pagina) a raccontarli nel midollo della loro miseria umana. Non c’è cattiveria, nei personaggi del libro, ma una vuotezza, una superficialità che se possibile vanno ben oltre il semplice concetto di cattivo. Sono una razza a parte, quelli della Terrazza, che non è la terrazza di Scola. Questa non è gente che, in qualche modo fa, scrive, o anche semplicemente briga pe scopa’.
Dal libro viene fuori un mondo, ovviamente de sinistra, anche quando si candida con la destra, pieno di bestialità . I personaggi si muovono come belve, colpendo, come nella favola dello scorpione, solo perché possono farlo. E lo fanno mangiando le cose giuste, parlando delle cose giuste, vivendo vite giuste.
Ma: chi se ne fotte di quello che ho visto io in questo libro. Io non sono un recensore, e non voglio esserlo. Dimenticatevi quello che ho appena scritto. Lasciatemi dire l’unica cosa che va detta:
il libro è molto, molto bello. Avvincente, commovente e affascinante. Sincero: si sente, hai voglia. Scritto benissimo (lo so che sembra una cosa passata di moda, e invece è importante, guarda un po’).
Compratelo e vi garantisco che saranno soldi spesi benissimo.
PS: sono amico di Daniela, questo ve lo devo dire, per onestà. Ma non facciamo parte di comuni camarille, non pubblichiamo per lo stesso editore, nessuno di noi due ha candidato l’altro a qualcosa. Insomma, non ho alcun interesse a consigliarvi i suoi libri, se non la sincera ammirazione che ho per lei come autrice. Tanto vi dovevo.
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