Il conto della serva.
Cerco di non scrivere più di politica. Per prima cosa lo trovo squalificante, ormai è un argomento buono per le femmine e gli sciemi in generale, e quando ti va bene ti trovi coinvolto in discussioni che manco la riunione di condominio. Preferisco far politica a modo mio, cioé scrivendo, e scrivendo meglio che posso, giusto per far passare l’idea che c’è gente che fa questo mestiere magari male, ma col cuore e senza mafie e mafiette. Credo che la cultura possa cambiare un paese in meglio o, come sta succedendo oggi in Italia, affossarlo definitivamente in un mare di ridicolo sgrammaticato.
Eppure, sono rimasto molto colpito dal dibattito che si è scatenato sulla dichiarazioni di due deputate (almeno credo che lo siano), della cosiddetta sinistra italiana. La prima, ha detto che se uno è disoccupato non ha mai combinato niente nella vita: potrei inondarvi di battute salaci, ma sarebbe inutile, perché ha ragione lei, evidentemente. Non so quanti milioni di disoccupati ci siano in Italia oggi, ma è più che evidente che oltre a essere disoccupati sono anche persone senza un briciolo di dignità, altrimenti avrebbero reagito. Il silenzio-assenso, invece, mi dice molto, ma ho deciso di fottermene, non mi va di difendere chi sta zitto e subisce gli insulti. Se ve li tenete, si vede che ve li meritate.
Poi è arrivata quell’altra, a dire che con 80 euro una famiglia fa la spesa per due settimane. E giù cazzate su cazzate. C’è quello che dice che lui con 80 euro non ci campa manco mezz’ora e quello che ti tira fuori l’Istat che dice che 80 euro è esattamente quello che spende una famiglia media italiana in due settimane, un pollo io, un cazzo tu, mezzo pollo a testa, quindi ha ragione l’onorevole. La quale però si guarda bene dal vivere con un budget basato su una spesa alimentare di 160 euro mensili, perché si sa che i deputati amano calcolare le loro retribuzioni rapportandole a quello della regina Elisabetta (possibilmente moltiplicandole per due) e le nostre con quelle della Londra dickensiana, per cui un intero orfanotrofio poteva sopravvivere un anno con due zuppe di acqua sporca e rape marce.
Quello che mi abbatte è, appunto, questo conto della serva, questo se compri la pasta qui ce la fai, se non mangi la verdura fresca pure, e cos’hanno gli hard discount che non va?
Invece di parlare di euro, dovremo parlare di dignità. Invece di pasta, di condizioni di lavoro accetabili, di contratti equi e non ricattatori, e invece vedo gente che guadagna quanto un capo di stato srotolare scontrini in tv per dire che sì, miserabile, se stringi la cinghia ce la puoi fare anche tu.
Dovremmo tirar fuori i libri, invece degli scontrini, ma mi sa che ci ha detto culo: questi qua, e quelli che li votano, quando noi diciamo libri pensano a Gramellini e alla Littizetto.
AMLO FOR PRESIDENT
Un enorme AMLO
Noooo: quando si dice “libri” l’italiota pensa “fabio volo”.
Amlo in europa! (possibilmente al posto della zanicchi).
AMLO for president, enorme AMLO… beh che dire, sei pronto a candidarti in qualche lista, qualche fan acritico ed entusiasta ce l’hai pure tu!
Le deputate del PD che si prestano ai giochini televisivi per andare a fare la spesa con 80 euro sono la misura del pattume culturale che ci sommerge e dello schifo che è la politica oggi. Però sulla prima parte del tuo ragionamento convengo solo in parte, per come la penso io pretendere di fare politica facendo bene ed onestamente il proprio mestiere significa mascherare il proprio disimpegno. Onestà, correttezza e competenza professionale sono nobili virtù, peraltro molto borghesi, ma restano pur sempre un requisito morale minimo privo di contenuto politico (dove politica, per me, è qualcosa che ha a che fare coi rapporti sociali e di potere: certo mi puoi dire che l’ingiustizia sociale deriva dagli inciuci, dalle raccomandazioni e dalla poca meritocrazia, ma io tendo a credere che così si invertono causa ed effetto).