Iene.
Mi segnalavano (ho le mie fonti) che stamattina una troupe dell’autorevole programma Mediaset Le Iene (di proprietà, ricordiamolo, di Silvio Berlusconi) stazionava nei pressi degli uffici del comune di Roma, in Campidoglio, cercando di cogliere in fallo i perfidi dipendenti che (orrore!) se la filano dall’ufficio per andarsi a prendere il caffè o (cretinaggine assoluta, visto che intorno al Campidoglio non ci sono supermercati o, se ci sono, è più economico andare a fare colazione di rubini da Tiffany) a fare addirittura la spesa. Ora, io non sono un dipendente pubblico e mai lo sarò, ma se lo fossi, mi andrei a prendere il caffè in grazia di Dio alla faccia dell’autorevole programma Mediaset Le Iene (di proprietà, ricordiamolo, di Silvio Berlusconi); e mi fumerei pure una bella sigaretta, magari davanti al Bar de Gabriella di Febbre da Cavallo, che sta proprio lì, a un passo. Perché mai non dovrei? Cosa mi vieterebbe, nell’arco di una giornata lavorativa, di prendermi una pausa? Cosa succede se io mi bevo un caffè? Crolla il Pil? Sale lo Spread?
Esattamente, quando è cominciata la moda di andare ad infastidire i lavoratori? Di grazia, chi ha deciso che gente che guadagna poco più di mille euro al mese sta causando la rovina dell’Italia?
Chi lo sa. Fatto sta che si ci apposta sotto un ufficio e, su cento persone che lavorano, si beccano due cialtroni e giù botte a tutti i lavoratori. Come facevano le peggiori spie dei padroni in fabbrica (Capo, il Militina sta battendo la fiacca, oggi!) si controllano pipì, diarree, caffè, sigarette: ovvero tutto quello che rende una giornata lavorativa sopportabile, almeno per quelli che non guadagnano quanto i cialtroni che li comandano, che sono stati messi lì per nomina politica e che, guarda caso, le severe redazioni non ritengono opportuno infastidire. Non è che scelgono un addetto stampa (per dire) che becca diecimila euro al mese e lo tampinano per scoprire cosa cazzo faccia uno di questi per guadagnare sette volte un impiegato: questo no. Non è che seguono un consigliere comunale per capire che cazzo fa per guadagnare quanto un professore dopo trent’anni di carriera: non si fa. E anche quando lo si fa, va tutto nel gran calderone dell’è tutto un magna magna, perché tanto niente cambia.
Invece, quando si caca il cazzo al lavoratore, lo si fa sempre per un motivo preciso: per scatenare guerre tra poveri (tra poveri imbecilli). Gridare allo scandalo perché il ragionier Filini si prende una pausa leggendosi il Corriere dello Sport stimola l’indignazione di quelli con reddito Isee pari a zero che vanno in giro col Suv e che fanno pagare la mensa ai figli agli impiegati che poi però gli pagano la mensa ai figli loro.
Questa deriva ha qualcosa che non voglio definire fascista, perché i fascisti, per quanto cialtroni, avevano il culto del lavoro: dare addosso la lavoratore è puro spirito neoliberista, crepa, cialtrone, già ti pago un cazzo, adesso vuoi anche fumarti una sigaretta in santa pace, come faccio io quando sono stanco, esaurito? Vuoi prenderti un quarto d’ora di pausa perché magari hai problemi coi figli e hai bisogno di riflettere, come faccio io? Beh, non puoi, perché sei pagato coi soldi pubblici, e quindi sei uno schiavo, quindi quello che va bene per me non va bene per te. Io sono più uguale di te, piccola, sporca merdina. Ho il diritto di gridare che quelli come te vanno licenziati, anche (e forse soprattutto se) hai studiato più di me, magari ti sei anche laureato, e ti sei pure fatto un mazzo tanto per vincere un concorso, mentre io rilevavo lo studio notarile di papà; ti pago, quindi ne ho il diritto. E non mi sfiora l’idea che il lavoro è quella cosa per cui io mi faccio il mazzo così per un mese, poi tu mi paghi, e solo allora siamo pari.
Non è vero che la storia si ripete, ma è vero che quando si attaccano i lavoratori è sempre per distruggere le poche conquiste che sono stati capaci di rosicchiare ai padroni. Anche la schiavitù era stata motivata, tra le altre cose, con l’idea che i negri fossero indolenti, incapaci di gestirsi da soli; d’altra parte abbiamo avuto un ministro (donna, vi prego di notare), che ha dichiarato in pubblico che se avesse concesso il sussidio di disoccupazione quegli sfaccendati senza lavoro se lo sarebbero andati a mangiare a pummarole sulla spiaggia.
Vi stanno vendendo un attacco al lavoro e ai suoi diritti come se fosse un’opera moralizzatrice contro i cialtroni. VI dicono, c’è gente che non fa un cazzo. Me ne rendo conto. C’è ovunque, gente che non fa un cazzo. Vi dirò anche, con questa logica, che New York ospita migliaia di pedofili: mi sembra che sia giusto, sempre secondo questa logica, raderla al suolo con tutti i suoi abitanti.
Io non sono un pubblico impiegato, ma se fossi in loro, vedendo una troupe dell’autorevole programma Mediaset Le Iene (di proprietà, ricordiamolo, di Silvio Berlusconi), gli andrei incontro per filmarli a mia volta. Filmerei loro che lasciano passare centinaia di lavoratori che si fanno il culo a tarallo per mandare in onda solo i due o tre (fisiologici, sono pronto a scommettere che in Mediaset c’è gente che si gratta le palle dalla mattina alla sera e fa lavorare i colleghi), che riescono a beccare. Poi, mentre loro montano il servizio sui cialtroni, io metterei in rete il video, girato da me, che mostra la stragrande maggioranza dei lavoratori che sfacchina come bestie da soma, ma che non sfrizzola il velopendulo dell’evasore medio italiano.
Filmatevi, voi, mentre il padrone vi sta sfruttando.
E filmate le spie che vi filmano per accusarvi al padrone.
E poi andatevi a fumare una sigaretta alla faccia mia: siete pagati anche con le mie tasse, e io non pago le tasse per schiavizzare la gente. IO.
Ti amo
Parole sante
Sottoscrivo parola per parola. Per quello che può contare.
Sottoscrivo QUASI parola per parola. Soprattutto sul fatto che si fomenta una guerra tra poveri. Le Iene è una trasmissione farisea, insopportabile, un’arma di distrazione di massa.
E’ anche vero che, da povero non-garantito, rischio ogni tanto di cascarci anch’io, in questa guerra, nei confronti dei poveri-garantiti (talvolta supergarantiti). Anche perché se è giusto che i poveri come me se la prendano coi dirigenti pubblici superpagati e non con i pesci piccoli, sarebbe bello che questi avessero verso chi sta peggio di loro un atteggiamento meno difensivo e coroporativo: non è che la responsabilità di tenere evitare guerre tra poveri deve ricadere solo sui più sfigati! Credo che ne abbiamo già parlato a proposito degli insegnanti.
Comunque, caffè o non caffè, la produttività del settore pubblico fa cacare. Non ne faccio evidentemente una questione di fancazzismo personale, ma di sistema, anche se è ovvio che una cosa dipende dall’altra: ad esempio, non è che l’impiegato pubblico meridionale sia individualmente più incompetente e fannullone di quello del nord (peraltro, spesso meridionale quanto lui), ma se nel Tribunale di Torino e di Bolzano una sentenza tarda circa 400 giorni per essere emessa, a Napoli ne tarda 1.000 , a Palermo 1.200 e a Bari quasi 1.400, qualcosa vorrà pur dire. Io ho lavorato molto (da consulente-precario-fintapartitaiva) con la Pubblica Amministrazione, e per quella che è la mia esperienza, il tasso di improduttività è sideralmente inferiore al settore privato. Ovvio che il pesce puzza dalla testa, ma il problema resta. Aggiungo che certe aree della P.A. hanno un tale carattere parassitario-vessatorio verso il cittadino, che persino quando i dipendenti fossero efficientissimi, se venissero tutti licenziati in tronco non ci piangerei sopra più di tanto. E comunque l’evasore col SUV esiste, ma non possiamo farne un entità mitologica causa di tutti i mali, allo stesso modo in cui non lo è il Fantozzi del settore pubblico.
sorry, refuso: responsabilità di evitare guerre tra poveri
Solo quando tutte le aziende saranno delocalizzate,
quando tutti i dipendenti licenziati,
tutte le famiglie sfrattate,
e tutti i negozi falliti,
solo quando saremo tutti alla canna del gas,
solo allora l’uomo bianco capirà che non si può mangiare lo spread.
Wait, per quanto non stimi il programma Le Iene, se parliamo di questo servizio http://www.iene.mediaset.it/puntate/2014/02/05/roma-i-furbetti-del-comune-di-roma_8221.shtml c’è da dire che la “denuncia” non sta nel fatto che i dipendenti vanno a prendersi il caffè e\o a fare la spesa ma nel fatto che timbrano l’entrata e SUBITO escono a prendere il caffè e\o a fare la spesa.
Io ho la fortuna di essere dipendente di un’azienda che rispetta tutti i miei diritti quindo, dopo circa due ore di lavoro, mi spettano 20 minuti di pausa che nessuno si sogna di negare MA se timbro e immediatamente dopo mi metto in pausa beh, credo qualcosina i boss me la direbbero
Ovviamente sono d’accordo sul fatto che non sono SOLO ma ANCHE questi comportamenti a rovinare l’Italia
Bisogna segnalare però che il servizio delle iene non è così come lo illustri tu. Non si parla di tutti i dipendenti pubblici, ma di “quei dipendenti un pò furbetti”, infatti nello stesso servizio si citano anche molti altri impiegati che entrano e vanno subito a lavorare. Il servizio è riferito a quegli impiegati che timbrano il cartellino e poi se ne vanno a farsi i cazzacci propri, che dovrebbero fare in orari non di ufficio. Cazzo, esci prima di casa, vai al bar, prenditi il caffè e poi entra in orario in ufficio. No questi vogliono prima timbrare e poi invece di entrare in ufficio se ne vanno fuori. Questo è assurdo. In linea di principio sarei pure d’accordo con quanto detto, ma il servizio delle iene (che spesso fanno un sacco di servizi manipolati) in questione è un pò diverso da come lo poni tu.
Stavo per rispondere esattamente la stessa cosa, aggiungendone però un’altra: quando un tizio prende 10.000€ al mese per fare da ufficio stampa ad un politico, il danno si “limita” ai 10.000€ di cui sopra, ma quando questi stronzi timbrano e se ne vanno, il danno che creano non è solo il loro pur congrui stipendio, che tra l’altro gli verrà corrisposto per l’intera vita (pensione inclusa) a differenza dell’addetto stampa, ma ci saranno pratiche inevasi, compiti inattesi, sportelli chiusi, e tutte le altre cose che non hanno un valore economico facilmente stimabile, ma che ci fanno stimabilmente in culo a noi.
Raramente dici cazzate, ma personalmente ritengo che questo benaltrismo faccia parte di quelle
Non è difficile indovinare che quei 10.000€ dell’(inutile) addetto stampa potrebbero stipendiare 10 impiegati. Si, forse 1 impiegato si và a prendere il caffè, ma intanto gli altri 9 ti tengono aperti gli sportelli… Il danno è molto più evidente qui, usando la logica.
C’hai ragione come cristo in croce, come diceva quello la lavoratore della terra agricola.
E pensa che c’è tutta l’intellettualità italiana che s’è formata su le iene e striscia la notizia.
Ben consapevole di compiere un atto inutile, provo a far capire all’estensore dell’articolo (?) perché abbia completamente cannato.
Le Iene è quasi sicuramente un programma, come dire, disdicevole. Blasi e Mammuccari, battute stantie, demagogie varie e atteggiamenti degli inviati che di rado rasentano la benché minima deontologia professionale, tanto l’unico fine è scatenare un’eventuale indignazione – o meglio, rassegnazione – in chi guardi.
Tuttavia esistono numerose eccezioni, e francamente non se ne può più degli intellettualoidi qwertyani che ogni volta che parlano di un qualcosa che abbia un qualche successo debbano tirare fuori Berlusconi, il fascismo e l’immancabile neolib(bbbb)erismo. Al di là di quanto è successo in seguito, il servizio di Nadia Toffa sulla “terra dei fuochi” è stato impeccabile dal punto di vista professionale e ha dato il là a un interessamento quantomeno potenziale della cittadinanza rispetto al problema. Per esempio. E per non parlare di alcune vicende personali in merito alle quali le istituzioni hanno dimostrato di essere non solo insensibili, ma addirittura contrarie a una risoluzione indolore: persone che han potuto parlare solo con le Iene. Logiche di profitto, servi berlusconiani e quello che ti pare, ma a volte fanno anche qualcosa di utile.
E’ il caso, ti piaccia o meno, del servizio di ieri sera sui “fannulloni” di Roma. Io l’ho osservato bene e non ho assolutamente pensato al neoliberismo (che in Italia non esiste: a partire dalla considerazione per cui neoliberismo è competizione pura, impossibile in Italia, scatta il sillogismo secondo cui in questa Italia non è applicata alcuna logica neo-liberal: altrimenti non avremmo una spesa pubblica improduttiva che cresce esponenzialmente persino con il turboliberistico Monti, ma non è questa la sede. Chi vuol capire, capisce).
Ho visto quello che stranamente NON vedo nelle città piccole, medie e grandi che funzionano. A Trieste hanno beccato un “potente” dell’amministrazione che timbrava e se ne andava a giocare a volley: silurato. Poi han beccato anche un “pesce piccolo”: silurato. Non c’è assolutamente nulla di male. Se vai a Padova, a Trento, a Firenze, dove vuoi, anche con uno stipendio di poco più di mille euro (che sono una miseria a Roma, non in generale), i dipendenti pubblici lavorano bene, puntuali, con gli sportelli che macinano numeri a un ritmo umano ma soddisfacente.
Il servizio di Filippo Roma (si chiama così?) mostrava ben più di uno, due o tre dipendenti che timbravano, addirittura al posto di altri colleghi rimasti proprio a casa: io ho contato almeno quattordici bedge.
Di seguito, pur essendo legittimato a dire quel che ti pare sui servi di B., resta il dato oggettivo per cui a Roma, su quattordici sportelli, ne fossero attivi solo tre. Certo che è demagogico sbattere in faccia ai reprobi i mille euro che “paghiamo noi” quando i primi a non poterla passare liscia dovrebbero essere quelli dei piani alti, ma permetteteci di dire quantomeno che di giovani capaci di fare l’operatore di sportello, che soffrono da cani perché non riescono a trovare un cazzo di lavoro, e che per mille euro arriverebbero in anticipo e se ne andrebbero per ultimi, ce ne sono a migliaia. Okay? Questa logica idiota per cui il povero operaio (che lavori alla catena di montaggio, in miniera o alle poste) dovrebbe essere lasciato in pace, visto che i “padroni” si grattano sempre, ha rotto i coglioni.
Dovete mettervi in testa che purtroppo la vita reale è fatta soprattutto di esistenze infelici, che possono trovare anche una piccola soddisfazione giornaliera nell’andare a pagare una tassa o firmare una carta al Comune in tempi non biblici.
Concentrarsi sulla retorica delle Iene rappresenta la più graveolenta delle contro-retoriche, laddove il problema è molto semplice: molti dipendenti comunali di Roma timbrano, o si fanno timbrare, ed escono, o rimangono a casa: causando a gente spesso ancora più povera un disservizio colossale, snervature, tristezza e magari una bella multa (magari a pagarla è un altro operaio, chissà, ma che ce frega a noi). Non si può legittimare un comportamento sbagliato solo perché ai piani più alti ce ne sono di ancora più sbagliati, capisci? Altrimenti un giorno salterà tutto in una maniera divertentissima per i piccoli Diego Fusaro che si spippettano all’Università di Don Verzè, che potranno elucubrare di nuovo di Marxismo e nazismo europeista. Ma fidati: per i poveri di cui tanto benignamente ti accolli le orrorifiche sorti et regressive saranno cazzi amarissimi. Anche cinque, sei persone che la pensino in questi termini fanno del male al Paese, già devastato da sessant’anni di democristianesimo e “barbonismo rivoluzionario”. Articolo pessimo, ma ci tenevo a farti capire che hai sbagliato perché in fondo non sembri stupido. Un caro saluto.
ti sembrerà strano ma non sono in disaccordo con te. solo che secondo me le aberrazioni della P.A., che pure ci sono eccome, vanno combattute con l’efficienza, non con gli attacchi generalizzati ai lavoratori. io le iene manco le ho viste, parlavo di un atteggiamento pericoloso contro i lavoratori tout court. che poi i fannulloni vadano licenziati, magari anche in tronco, è cosa che mi sta bene. ma non dalla tv o dai giornali di marchionne e della valle.
“vanno combattute con l’efficienza” è un po’ vago, questo lo ammetterai anche tu.
nemmeno io ho visto il servizio delle iene (ne ho visti altri, pessimi, anche se a essere sincero forse ho in mente alcuni servizi di pseudo-denuncia qualunquista che potrebbero essere di striscia la notizia) quindi parlo un po’ a vanvera, ma dubito che si trattasse di un attacco generalizzato ai lavoratori. è ben vero che il lavoro, per dirla in soldoni, è sotto attacco da parte del capitale, ma se devo spendere la mia solidarietà (che, ancorché simbolica, non è purtroppo infinita) preferisco farlo per gli operai della electrolux piuttosto che per gli insegnanti di ruolo che un giorno sì e uno no scrivono a corrado augias per denunciare quanto poco sono pagati e quanto loro rappresentino una colonna portante della nazione (e intanto la scuola fa ogni anno più schifo, ma non è MAI colpa loro).
da uomo di sinistra che non ha alcuna fiducia nei magici poteri del libero mercato ( e che, sì, ritiene che rileggere marx non faccia poi così male – e che anzi, trova persino interessanti alcuni spunti di quel pazzo di costanzo preve! – fusaro non lo consce) devo dare ragione a bile on air, quello che c’è in italia non è né nuovo né vecchio liberismo, è un consociativismo di stampo parassitario fondato su un equilibrio (instabile, ma pur sempre un equilibrio) di interessi tra grande finanza e una casta politico-amministrativa che a livello elettorale (finché si vota, poi vedremo) ha il suo zoccolo duro nel pubblico impiego. (ragion per cui il pd è, oggi, un partito conservatore e oggettivamente di destra).
piuttosto che lo schifo incancrenito e improduttivo di adesso, meglio davvero una competizione selvaggia con morti e feriti! anch’io temo (e lo temo fortissimamamente, nel senso che l’ipotesi mi mette letteralmente molta paura) che gli ichino di turno servano solo a togliere garanzie a chi le ha già, senza dar niente in cambio agli altri (se non la vuota, astrattissima e – quella sì – tipicamente neoliberista “pari opportunità” ), ma chiudere gli occhi di fronte all’improduttività di una parte significativa della spesa pubblica (grandi opere e f-35 compresi, per carità) è assurdo. che l’impiegato pubblico medio italico si comportasse più come un civil servant e meno come un intoccabile totalmente de-responabilizzato, ecco questo sarebbe un buon modo di aiutare il mondo del lavoro a difendersi dagli attacchi generalizzati. se l’impiegato pubblico medio fosse meno tacitamente connivente con il manager pubblico superpagato e altrettanto improduttivo, ecco anche questo sarebbe un buon modo di aiutare il mondo del lavoro a difendersi dagli attacchi generalizzati. di certo, quello che trovo improponibile è che si colpevolizzino gli ultimi, i meno garantiti e i più sfigati, per non avere abbastanza coscienza di classe e per farsi abbindolare dal qualunquismo delle iene e del corriere della sera.
a proposito di “ma non dalla tv”, ho visto che c’è stato un sèguito a questo servizio delle Iene: il sindaco Marino ha chiesto copia del DVD del servizio senza le facce coperte, per dare una punizione “severissima ed esemplare” a queste persone.
la iena che ha realizzato il servizio lo ha incontrato ma gli ha portato il DVD con le facce coperte perché riteneva ingiusto colpire solo chi è stato “sfigato” ed è stato beccato dalla TV, lasciando quindi impuniti gli altri e soprattutto i superiori che sarebbero pagàti per evitare che ciò accada.
la risposta di Marino è stata che le Iene non vogliono aiutare il sindaco a risolvere la questione, pensa te.
ma perché tutti scrivono “dare il là” con l’accento sulla a?
Non mi sembra affatto strano. Scrivi bene, quindi sei intelligente. Capita a tutti di sbagliare. Il punto è che almeno ieri non c’era nessun attacco generalizzato ai lavoratori, e, perdonami, (e ti invito a farlo), guarda almeno il servizio. Proprio non ce n’era alcuno, giuro. Anch’io mi armerei di Ak-47 contro i fanboys di Marchionne che se lo tatuano all’inguine, ma fìdati: questo video (sul quale evidentemente, pur riflettendosi sul contesto generale, l’articolo poggia: corretto?) NON va in quella direzione. E ti dirò di più: ascolta cosa dice Ignazio Marino, quando chiede a Roma di dargli il DVD ripetendo che sarà attuata una punizione “esemplare e severissima”. Lo ripete, volutamente, come un mantra, per quindici volte, una roba disgustosa da bucargli le ruote di quella bicicletta di merda. Filippo Roma prima gli dice che il DVD non glielo dà perché non sarebbe giusto punire solo i dipendenti che hanno avuto la sfiga di finire registrati, quando ce ne sono tanti altri che fanno la stessa cosa regolarmente e soprattutto ci sono i dirigenti che non controllano e che nessuno controlla (sottotesto: e fanno anche di peggio). Quando Marino insiste, Roma gli dà il DVD ma ribadendogli che è il filmato con i pallini rossi, le facce non si vedono. Allora Marino non lo prende. E Roma butta via il DVD. Per me guarda, si è comportato proprio alla grande. Più corretto di così non poteva essere. L’importante, la cosa che forse più di tutte manca alle persone intelligenti e critiche di questo Paese, è un po’ di sana moderazione, di dovuti distinguo: anch’io provo disprezzo per Marchionne, ma è uno che fa una vita che io non farei nemmeno per venti milioni di euro al giorno, sempre in viaggio, al telefono, in aereo (una vita da miserabili, dal mio punto di vista): evidentemente le leggi di mercato ne prevedono quel compenso sulla base di quella operatività; per me prima la Fiat se ne va fuori dai coglioni, più è probabile che ci si avvicini a un ritorno a forme di produzione e consumo meno disumane (almeno in Italia). E Della Valle, per quanto faccia scarpe che regalerei al mio peggior nemico e per quanto ricordi benissimo le sue intercettazioni con Moggi, fa un prodotto di qualità, paga bene i dipendenti e – sì, è vero, sono parole sue ma non sono balle – Tod’s non ha ancora messo in cassa integrazione nessuno. E’ chiaro che siamo lontani anni luce dalle fabbriche di William Morris, ma questo passa il convento. Guardare le cose con estremo raziocinio è l’unica contromossa che possiamo attuare davvero.
il fatto è che io non VOGLIO guardare il servizio, non volevo parlare delle iene. parlavo di un atteggiamento diffuso, a me sembra lampante, ad arte. un’atmosfera che non mi piace nemmeno un po’, tutto qui.
Concorderei.. Ma se non hai guardato il servizio e dici ripetutamente di non guardare la TV come fai a parlare di atteggiamento diffuso? Ti hanno mandato dei telex?
perchè in effetti dico chiaramente che non parlo del servizio delle iene.
Libero di farlo, ma allora non capisco perché costruire una riflessione a partire da un sentito dire su qualcosa che non si è visto e non si vuole vedere, tutto qui. Mi pare un po’ come la questione degli haters di Volo che rimarcano un vecchio aforisma di non ricordo chi: Non lo leggo perché è brutto. Comunque, personalmente questo atteggiamento diffuso di cui parli non lo vedo. Vedo fiumi di retorica sulle famiglie dove entrambi gli stipendiati a 8-900 euro al mese “non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena”. Vedo siluri stupidi che idolatrano Landini, venerano l’art. 18 (fuffa, secondo l’oxfordiano molto mancino Ferragina). Vedo persone, operai o ricercatori universitari, che ingoiano tutto anziché fare lobby contro le storture. Salvo poi dare la colpa al neo-liberismo. Non è così che si fanno le cose. O che le si migliora. Ad ogni modo, pazienza.
BileOnAir, apri un blog ché me lo vengo a lèggere ogni giorno. Ti stimo.
Secondo me per migliorare i servizi pubblici bisogna riconsiderare tutto il comparto.
Innanzitutto bisogna introdurre il reddito di disoccupazione, per tutti i cittadini italiani residenti che non lavorano. 1.000 € a testa per andarsi a mangiare le pummarole schiattate sopra al pane al mare alla faccia di chi non se le va a mangiare. Questa è la prima cosa da farsi, in questo modo si alzano anche i salari minimi. Questo se fossimo un paese civile. A questo bisogna aggiungere un sistema incentivante con tassazione sul lavoro non così pressante (non è possibile che 1.000 € ad un impiegato costino 2.400 € lordi, è un costo non sostenibile da nessuna azienda che sta affrontando questa crisi, è un’ingiustizia abnorme!). Se lo stato riuscisse ad essere così intelligente da abbassare la tassazione sul lavoro (tanto tutte quelle tasse non andranno mai a finire nella pensione dell’impiegato, diciamo la verità una volta per tutte) sarebbe giusto che uno stipendio netto di 1.000 € costasse 1.500 o 1.600 € lordi, e da introdurre un reddito di sopravvivenza di 1.000 €, si potrebbe dare la libertà di licenziamento sia in ambito pubblico che in ambito privato. Uno stato forte che crea le premesse per liberare le imprese dai vari gioghi a cui sono sottoposte (tassazione, sindacati, lavoro nero, contratti di lavoro precari, ecc.), permettendo di poter assumere, di poter sviluppare dei piani aziendali che guardino al futuro e non solo di navigare a vista. Lo stesso vale per la pubblica amministrazione. Ti becco nel bar o per strada mentre dovresti essere in ufficio? Vai a casa, sei inefficiente, ti prendi il salario di disoccupazione, ma tu non potrai mai più lavorare per una struttura pubblica. Il problema è che il settore pubblico è diventato un ammortizzatore che ha calmierato un poco la disoccupazione grazie al sistema familiare italiano che ha sempre accolto e supportato figli disoccupati, licenziati ecc. Per questo chi accede ad un posto pubblico in Italia in vari casi fa il minimo indispensabile, non è motivato, non ha scelto quel lavoro, lo ha preso perchè gli conveniva, prendere un posto pubblico a tempo indeterminato in Italia significa poter programmare tutta la propria esistenza, sapendo di poter accedere ad una pensione e di poter avere delle cose che oggi sono un privilegio anche per coloro che in passato erano guardati con invidia, gli imprenditori, molti dei quali stanno perdendo tutto, giorno dopo giorno. Io conosco gente che letteralmente non fa un ca.zzo, zero. Niente di niente. Questo non è giusto. Ovviamente il tema del servizio pubblico, è solo una goccia rispetto a quello che non fanno i politici italiani.
“E Della Valle, per quanto faccia scarpe che regalerei al mio peggior nemico e per quanto ricordi benissimo le sue intercettazioni con Moggi, fa un prodotto di qualità, paga bene i dipendenti”
A patto che non sia il maggiordomo o il giardiniere che riordina la sua mansion in Riviera, dove lavori per 3 mesi aspettando ancora il primo stipendio, infine ti licenzia in bianco e senza liquidazione mentre assume al posto tuo un altro “pirla” che subirà la tua stessa sorte. Fatti esposti da colleghi che fanno manutenzione dei giardini.
credo – e sottolineo credo, pur avendo buone ragioni per crederlo – che Della Valle possa permettersi di pagare lo stipendio ad un giardiniere, per cui le cose probabilmente stanno in un altro modo
Credi male, ed il tuo teorema “ho tanti soldi = ti pago sicuro” -nel caso non ti bastino le dirette testimonianze di miei colleghi giardineri, giro nel quale il nome Della Valle ha una pessima nomea- é smontato dal fatto che ai soci di Confindustria gli escono i soldi dalle orecchie, si’, ma quando si tratta di pagare i dipendenti mirano sempre con leggi scritte o meno a dispensare misere bustapaghe.
fannulloni, bamboccioni e parassiti, dissero i figli di papa’ ai poveri disoccupati, mentre loro guadagnavano 1 fantastiliardo al mese senza muovere un dito.