Controllatemi questo.
Chi mi legge sa bene che, in fatto di editoria, ho le idee abbastanza chiare, e soprattutto che non sono un fanatico. Ho scritto spesso che gli editori, se vogliono pubblicare Jovanotti o Sangiorgi o Franceschini o Veltroni, sono nel loro pieno diritto: si tratta di aziende private, e io non sono abbastanza fascista da permettermi di chiedere a Mondadori o a Rizzoli di fare il cazzo che pare a me. Per quanto mi riguarda, possono anche stampare i pensieri di Pasquale Il Criceto. Per come la vedo io, sono esclusivamente fatti loro. L’unica cosa che gli chiedo è: siete aziende private, il mercato lo controllate praticamente da soli, allora, per cortesia, evitate di venire a scassare il catenazzo a noi con lamenti vari sul fatto che la gente non legge. Se la gente non legge, sarà colpa tua: cosa vuoi che me strafotta a me? Così come l’unica critica che muovo a Masterpiece è che viene realizzata con soldi pubblici, anche se ammetto che la Rai riesce a buttare i soldi nel cesso con cose moooolto peggiori di Masterpiece.
Però.
Poi leggo una bella intervista a Laura Donnini, amministratore delegato di Rcs Libri, che dice (copioincollo dall‘articolo del Corriere della Sera):
Si devono incuriosire lettori nuovi, altrimenti, tra qualche anno, il fenomeno del self-publishing, se incontrollato, porterà alla scomparsa dell’editore come lo conosciamo oggi.
Ora, io sono certo che il parere della signora sia autorevolissimo, ma: dare la colpa di un mercato in crisi (perché che sia in crisi è più che chiaro, a giudicare dai lamenti da prefiche che leggo ogni giorno) al self-publishing, onestamente, mi sembra una scusa -come dire- un po’ azzeccata con la sputazza. Ma voglio essere sereno e pacato. Se la signora lo dice, avrà i suoi motivi, quindi, come si dice dalle parti mie, mi sto, per quanto non riesca a capire perché mai uno che si pubblica un suo libro per i cazzi suoi, a casa sua e legalmente, possa danneggiare un autore che scrive sui giornali, va in tv, ha centinaia di recensioni a prescindere dalla qualità del suo libro e invade militarmente librerie ed edicole. Per quanto mi sforzi, non ricordo di aver mai sentito Bowie lamentarsi del fatto che i gruppi che si facevano i master in cantina danneggiassero il mercato discografico, ma mi limito a prendere atto che non tutti possono essere David Bowie e vado avanti. La parola che mi fa paura, e che penso la giornalista abbia riportato fedelmente, è INCONTROLLATO. Il self-publishing INCONTROLLATO.
E ci mancherebbe pure. Il senso del self-publishing è esattamente questo: io a casa mia faccio il cazzo che pare a me, e, per quanto la cosa non ti piaccia, lo faccio incontrollato. Che poi, di grazia, chi dovrebbe controllarmi? Gli editori? E con quale autorità? Ora, io non sono un grande manager dell’editoria, ma mi pare di aver capito che se mi muovo tra i paletti dei vari codici di procedura non dovrei avere problemi: a meno che non impazzisca e mi metta a pretendere di andare a controllare la Mondadori o la Rizzoli a casa loro. Quindi, il problema è: come facciamo a controllare uno che a casa sua pretende di fare il cazzo che gli pare? La risposta è: non possiamo, a meno di non avere un regime che ti mandi le guardie a casa. Personalmente, ho usufruito del self-publishing, in piena libertà e senza alcun CONTROLLO, e l’unico danno che ho causato alle case editrici è stato il fatto che (scusatemi ma ogni tanto alzo la testa pure io) è che alle mie presentazioni viene una vrancata di gente e a quelle della maggior parte degli autori blasonati no, a meno che non si cooptino scolaresche. E’ su questo che dovete riflettere, non sul controllo che qualcuno avrebbe dovuto esercitare su di me, perché l’unico controllo che era possibile era illegale: in questo paese non si può -non ancora- impedire agli autori di servirsi del self-publishing. E ancora deve arrivare Amazon, che dove arriva scassa il culo a tutti. E’ di Bezos che vi dovete cacare sotto.
Ma poi, dico io: uno va sui siti delle case editrici e vede scritto: non ci inviate manoscritti, siamo strapieni, non vi garantiamo che leggeremo una mazza, abbiamo già programmato le uscite editoriali per i prossimi cinquant’anni, e allora che fa? Dice, ah poverini, sono oberati di lavoro, in Italia si scrive troppo e si legge poco, non me li fare disturbare che stanno lavorando al nuovo capolavoro della Littizzetto, adesso faccio da me così non importuno questi poveracci. E invece pare di no: pare che vogliate essere importunati, per poi poter dire, perbacco, ci stanno importunando!
Poi la signora prosegue e spiega meglio: Potrebbe venire a mancare una guida forte, un sostegno agli autori, tutto il ragionamento che c’è dietro un catalogo. Perfetto: se non fosse che io, per esempio, il ragionamento che c’è dietro la pubblicazione del novanta per cento dei libri italiani -non me ne voglia la signora- non riesco a capirlo, e, quando lo capisco, sono ben lontano dal condividerlo. Prendo signorilmente atto che i grandi editori mi schifano: hanno le loro ottime ragioni (non sono sarcastico, giuro), e sarebbe da idiota pretendere che si interessassero a me per forza. Non mi vogliono, così come non vogliono Marziano e altri come noi. L’abbiamo capito, grazie, infatti ce ne stiamo buoni a farci i cazzi nostri a casa nostra. E nessuno ce lo può impedire. Finché non uscirà una legge che dice che se voglio farmi un libro in self-publishing devo chiedere il permesso a Bompiani, Rizzoli, Mondadori o Pannicuocolo, io e gli altri falliti come me faremo il cazzo che ci pare a noi.
Fatevene una ragione, ma soprattutto fate il vostro mestiere: che è pubblicare buoni libri e venderli, e non impedire a me di pubblicare i miei.
non ti preoccupare. un modo per appizzarlo da dietro e per zucare soldi a chi pubblica i libri per proprio conto lo troveranno.
sono uscite le sigarette elettroniche che tutto sommato non cacavano il cazzo a nessuno. che le ha usate ne era entusiasta, fumavano vapore acqueo aromatizzato, sarà un cazzata ma dal punto di vista psicologico erano come le sigarette ma non ti facevano venire il cancro ai polmoni, alla bocca e non ti appilavano le arterie. sono cominciati a spuntare i primi negozi che per mesi hanno fatto affari d’oro. MA questi affari li stavano facendo ai danni dei produttori di.sigarielli e ai danni dello stato che si perdeva le entrate della tassazione al millemila % sulle vendite dei.sigarielli cancerogeni. A quel punto cominciarono a dire che i sigarielli elettronici esplodeva, che non c’erano controlli medicosanitari sui prodotti (sui sigarielli veri ci sono ed è sicuro che ti viene il cancro o l’infarto) e che dovevano essere tassate esattamente come i.sigarielli normali. Risultato: crollo del mercato, negozi che hanno cominciato a chiudere e business di nuovo in mano ai sigarielli normali e la gente puó tornare a morire tranquillamente di cancro o di infarto. Da poco Veronesi ha detto.che aver distrutto il mercato delle sigarette elettroniche significa ottenere un incremento delle patologie connesse al fumo e una crescita delle spese sanitarie superiori alle entrate della tassazione sui.sigarielli. Siamo in Italia, non lo dimenticate. Toccare gli interessi dei gruppi.di potere costituiti significa suicidarsi. È successo alle energie rinnovabili quando si è capito che andavano a rompere le palle a Enel, Acea, ai gestori delle centrali a carbone e a quelli che volevano i subappalti per costruire le centrali nucleari. Succederà pure con l’editoria. Prenderanno qualche pedofilo o qualche terrorista islamico (“che stava preparando un attentato al duomo di Milano”), diranno che era uno scrittore indipendente (perchè su un suo blog ha pubblicato una recensione di un libro di uno scrittore indipendente), Vespa farà un programmiello con esperti, psicologi, assistenti sociali ed editori e si dirà che tutte queste pubblicazioni indipendenti e incontrollate non fanno bene alla società perchè senza controllo degli editori si possono generare pulsioni incontrollate nei lettori, ecc. Lo stato comincerà a tassare di più i libri digitali e quelli realizzati da autori che non si appoggiano a case editrici dando una parte dei.ricavi da tassazione proprio alle case editrici e alla fine degli scrittori indipendenti ne resterà solo qualcuno tra quelli più forti e seguiti, il quale alla fine verrà inglobato dalle case editrici. Lo hanno già fatto quando la gente ha cominciato a comprarsi il masterizzatore per fare quello che si è fatto per decenni: registrare un disco su audiocassetta, solo che la cosa avveniva su supporto.digitale. Hanno messo la tassa a Mb su cd e dvd, soldi che poi sono stati.girati alla Siae come supporto per i mancati guadagni sui diritti d’autore (ma la Siae poi questi soldi mica li ha dati ai propri iscritti, cioè agli autori, che ne sanno di cosa la gente si va a masterizzare?). Godete di questo momento finchè dura, a breve non potrete pubblicare più nulla, vi rassegnerete a mandare manoscritti a case editrici che non li leggeranno mai.
Siamo in Italia: NON LO DIMENTICATE MAI!
c’è da dire che lo stato sarà anche cattivo a fare terrorismo sulle sigarette elettroniche, ma la gente che si mette paura e torna a fumare le salutarissime sigarette normali un po’ stronza di suo ce lo è
E infatti ora stanno presentando un disegno di legge per promuovere l’editoria… ma stranamente gli ebook sono esclusi. Non capiscono che i pochi libri che gli italiani leggono, sono proprio quelli digitali? Che così facendo si tagliano un piede, nel tentativo di tagliare le unghie a qualcun altro? Bah…
DIREI CHE NON FA UNA GRINZA
Non è vero che siamo rassegnati a subire in silenzio. In Italia si è SEMPRE speso un patrimonio di energie gigantesco e ineguagliabile per cercare di fermare il tempo, e il risultato è sempre stato che, guarda un pò, il tempo non si è fermato.
In Italia hanno già messo la tassa su Amazon, e il risultato è che Amazon a Feltrinelli & co gli fa il culo lo stesso.
Possono mettere pure la tassa del 10.000% sugli ebook, il risultato è che, come oggi, la gente li scaricherà pezzottati o li comprerà da Amazon straniera, e chi se lo piglierà in culo saranno unicamente gli editori italiani.
Possono pure mandare la finanza a casa di ogni singolo self-published del mondo, il risultato sarà solo che la gente si farà autopubblicare all’estero o solo sul web o in altri mille modi, e chi se lo piglierà in culo saranno unicamente gli editori italiani.
Molti venditori di e-cigarettes hanno chiuso. Molti, ma non TUTTI. Quelli che restano sul mercato fanno ancora più utili, perchè la gente il sigariello elettronico se lo compra anche se a quello dei monopoli di stato brucia il mazzo.
Non si possono fermare gli ebook, non si può fermare il self-publishing, non si può fermare il tempo.
Se fai un mestiere e gente che non è del mestiere riesce a essere più brava di te, vuol dire che non sai fare il tuo mestiere.
Comunque, butto lì due idee che valuterei se fossi un editore:
1) Pubblicare solo cose di livello molto più alto di quello medio nel self publishing
2) Ogni editore deve gestire un proprio servizio si self publishing che offre ai migliori utenti come premio di essere pubblicati sul canale editoriale classico.
Amlè, a proposito di editoria, mi sono appena accattato Squillinology, mo come funziona? Mi arriva il file sulla casella email?
Avrei voluto scriverlo io un articolo così . Bello tosto e vero. Complimenti.