In ricordo di Tony Soprano.
L’altro giorno, per caso, ho pubblicato le prime pagine del mio nuovo libro, e per puro caso c’erano nominati i Soprano. In senso negativo, nel senso che pur essendo una serie fantastica, con grandi attori, grandi scrittori, grandi registi e perfino una sigla da fridd ncuollo, è spesso andata in mano agli sciemi. Era una serie costruita con apparente semplicità, con una struttura esteriore da telenovela (e loro a quella si fermavano), e per questo tutti gli intellettuali italiani, che notoriamente, nella maggior parte dei casi, sono capre col fiocco, la adoravano: perché se la potevano giocare da cervelloni mentre si godevano in santa pace la tensione tra Edie Falco e il suo bel pretino, o Drea DeMatteo ancora fresca e tosta in bichino, o Tony che guardava le coscione di Lorraine Bracco, che altro che transfert, quella era proprio rattusamma. Insomma a un certo punto ogni singolo cretino che conoscevo ignorava del tutto qualsiasi altra serie per concentrarsi sulle avventure di Tony Soprano. Mi è capitato anche di ridere in faccia a uno, particolarmente spocchioso, che si eccitò a livello fisico per l’imbarazzante trasferta dei Soprano a Napoli, con la camorrista che sembrava uscita dalla colonna destra di Repubblica; perché più i Soprano facevano schifo, e di cadute di stile, in una serie così lunga, e che parla di mafiosi, ce ne possono stare tante, più loro la sentivano vicina ai loro gusti.
Rimanevano molto freddi, invece, quando ero io a commentare le gesta del cretino de sinistra, quel Richard LaPenna, che presiede un’associazione senonoraquandista contro gli stereotipi italoamericani talmente cretina, insulsa e babbea che se qualcuno la fondasse oggi in Italia, aderirebbe tutto il gotha della nostra cultura, con tanto di videoappello.
Poi c’era lui, l’omone sovrappeso, con l’accappatoio che gli si apriva sul davanti a rischio sbirciata di palle, il figlio vittima della madre e della famiglia, il padre impotente, il marito italiano non risolto. Il mobster. Fu preferito a Ray Liotta, per la parte, e fu un vero colpo di genio. Liotta era ancora troppo belloccio, e inoltre in Goodfellas era stato troppo bravo, e nella vita puoi essere Henry Hill, non Henry Hill e Tony Soprano. Poi, Riotta ha gli occhi da barbagianni, non sarebbe stato credibile come Tony Soprano: negli occhi di Tony c’era angoscia, terrore, smarrimento, oltre che crudeltà. Insomma, ci poteva essere solo un Don Corleone e ci poteva essere solo un Tony Soprano, e se ne sono andati tutti e due.
Diceva Homer Simpson che sulla bandiera del New Jersey c’è un ciccione che sbaciucchia una pupa. Da ieri non c’è più.
io a stento sapevo che i Sopranos fósse una serie TV di un mafioso di origini avellinesi. ora devo sùbito rimediare postando su fecciabucc tutto ciò che risulta da una ricerca per Sopranos su Youtube in lincua originàle commentando con scritte come “ora c’è una piccola stella mafiosa in più nel cielo “
Grazie per averlo scritto sto post!!!
In comune con goodfellas, peró, c’è Lorraine Bracco….