Del come e del perché il gatto di Schrödinger è veramente ‘o cess’.

Mi sembra giusto, visto che siamo in Estate e mi sto puzzando dal caldo, proporre alle genti l’introduzione al fumetto SQUILLINOLOGY (Marziano Amlo Perrotta). Dite grazie, almeno.

 Come si sente uno scienziato quando scopre qualcosa di veramente fondamentale? Boh? E che ne possiamo mai sapere noi? Eppure, quel giorno di Settembre, quando Squillino si appalesò, capimmo molte cose, una delle quali veramente importante: che il mondo come eravamo abituati a conoscerlo non avrebbe avuto più senso. In prima battuta la chiamammo così, Squillino, per via del fatto che faceva gli squillini col telefonino; non fu quello, ovviamente,a suscitare la nostra curiosità, quanto il fatto che gli squillini non significavano un cazzo di niente. Fummo, lo ammettiamo, ingenui.

La chiave di volta, invece, non era la mancanza di significato, quanto la sua duplicità. Uno squillino poteva infatti significare, insieme uaa sei toppa bella oppure sì popo ‘o cess’. Si arrivava quindi al paradosso delgatto di Schrödinger, che poteva considerarsi sia vivo sia morto: quindi, fondamentalmente, non avevamo scoperto un cazzo. E allora dove avevamo sbagliato? Cosa ci era sfuggito?

Per mesi e anni cercammo la soluzione, osservando le squilline sul campo. Operazione difficile e pericolosa, che comportò fatiche, dolori, e l’immeritata fama di rattusi di merda che guardano le ragazzine. Eppure, più osservavamo, più annotavamo, meno il quadro sembrava chiarirsi. Un singolo gesto come, ad esempio, mangiare un gelato, poteva far ingrassare una squillina così come farla dimagrire. Lo stesso identico gelato, che alla prima leccata aveva meritato ululuati d’apprezzamento, poteva, alla leccata successiva, tramutarsi in una schifezza indegna. E ancora: le squilline potevano nutrirsi indiffrentemente, anche nello stesso pasto, di Kinder Pinguì e di capicollo paesano. Pensammo dunque alla fisica quantistica e accomunammo la sua incapacità di prevedere i movimenti delle particelle a quella nostra di prevedere il comportamenteo delle squilline.

Poi notammo, come spesso accade, che la meccanica quantistica si portava assai, e che i cretini più cretini del mondo si erano messi a fare i tipi beat e a far finta che ne capivano. Decidemmo allora che la quantistica non valeva un cazzo e passammo oltre. Ci ponemmo la domanda: ma se Squillino si trovasse con in mano la scatola contenente il gatto di Schrödinger, cosa succederebbe?

La risposta ci venne spontanea: qualsiasi cosa tranne le due ipotesi formulate da Schrödinger, vale a dire gatto vivo o gatto morto.

Poteva venir fuori un alligatore molto malato vestito da Arlecchino, un cane rabbioso, un completino fucsia, una confezione di cioccolata: tutto, ma gatti no. Capimmo quindi che bosoni e fermioni, quark e atomi non bastavano a definire (e a comporre) una squillina.

Arrivammo dunque alla scoperta fondamentale: il popone.

Dicesi popone una particella popa bella che fa il cazzo che pare a lei. I poponi si aggregano e si disaggregano a seconda che una cosa si porti o meno. Il totale anarchismo del popone fa sì che sia impossibile prevedere, influenzare o supporre qualsivoglia suo comportamento. Per di più, anche se in gruppi mostruosamente grandi di poponi ognuno fa come cazzo gli pare a lui, ogni singolo elemento squillinesco tenderà, alla fine, a comportarsi come un unico popone impazzito e anche un po’ incazzato anche se ne nessuno ne capisce il perché. In soldoni, ne consegue che:

  1. Ogni singola squillina è composta da un numero imprecisato (detto ‘o mostr’) di poponi.

  2. Se lo chiedete, la squillina negherà di essere composta da poponi e vi rovescerà qualcosa di bollente addosso.

  3. Se riusciste a parlare con un popone e interrogarlo, il popone negherebbe di essere un popone e vi rovescerebbe qualcosa di bollente addosso.

  4. In sostanza, l’essenza peculiare del popone è volta a negare la sua stessa esistenza, ad affermarla con ogni mezzo e a rovesciarvi qualcosa di bollente addosso.

Qual’è, dunque, l’essenza di una Squillina, ci chiedemmo? Non trovammo la risposta, e capimmo che quella era la risposta. Nessuno sa perché, come e quando la Squillina farà qualcosa, la amerà o la ocesserà a sangue. Il limite del gatto nella scatola col veleno era quello di ammettere solo due risposte. Ma una Squillina non può, per sua natura, limitarsi così. Un ragazzo può essere contemporaneamente giovane, vecchio, bellissimo, alto, magro, chiatto, dolcissimo e violento: tutto insieme. E proprio per questo piacere alla Squillina e insieme non piacerle affatto.

Non oppure: contemporaneamente.

Per questo la Squillina si accompagna sempre a un nubiano. Dicesi nubiano l’accompagnatore della squillina. Ovviamente, e qui repetita semper iuvat, dicesi squillina una femmina giovane e debosciatissima. Caratteristiche principali della squillina sono, appunto, la deboscia estrema (anche e soprattutto nei riguardi del sesso) e la propensione, sempre estrema, a combinare guai, soprattutto al suddetto nubiano. Il termine squillina deriva dall’insana abitudine a farti il cosiddetto squillino sul cellulare, che può significare di tutto, da ti penso tanto a sei veramente popo ‘o cess a uaaaaa ‘o mostr’ o, in alternativa, uaaaa pariantissimo. Il termine nubiano, invece, deriva da una frase che Peter Ustinov, nei panni del mercante di schiavi, dice a Laurence Olivier che interpreta Crasso; in senso lato significa schiavo (e, in effetti, il nubiano è lo schiavo naturale della squillina), ma, a differenza dello schiavo d’amore o del cicisbeo, esso sa di non avere la più pallida possibilità di fidanzarsi con la sua padrona, e nemmeno di farci bella figura del campatore. Il nubiano viene infatti sottoposto alle umiliazioni più degradanti, alle turpitudini più ingiuste, con una naturalezza che ha più del darwiniano che del SM.

Il nubiano, infatti, possiede una capacità ricettiva concava, capace di contenere e insieme lasciar muovere a loro piacimento i poponi. Se i poponi, alle tre di notte, vogliono andare da Caivano (Napoli) a Treviso a mangiare gli zoccoletti con la Nutella, il nubiano acconsentirà, salvo scoprire che a Treviso non hanno idea di cosa siano gli zoccoletti con la Nutella e che comunque alla Squillina la Nutella fa schifo, anche se durante il viaggio ha mangiato un barattolo Nutella da sei chili rovesciandone metà sui sedili della costosissima Bentley d’epoca del papà del nubiano.

Potremmo dunque dire che il nubiano altro non è se non la palestra che allena i poponi (e le Squilline che vanno a comporre) e li fa, in qualche modo, sfogare. Immaginate se le Squilline non avessero lo sfogo del nubiano. Sarebbe come lasciar andare tigri e leoni in giro per gli asili nido. Invece il nubiano, più che sopportare, come è sembrato agli osservatori più disattenti, incanala il popone, lo lascia sfogare fino allo sbotto successivo: ma, in qualche modo, lo contiene, lo ammortizza e ce lo restituisce: dannoso, pericoloso ma in qualche modo non letale.

Questo libro volgarizza, in forma di strip, le teorie che abbiamo appena esposte. Non pretendiamo che le comprendiate, figuriamoci: noi abbiamo visto la luce, quel giorno di Settembre. E sappiamo che un giorno la lampadina, senza nessun motivo, scoppierà e ci darà fuoco.

Moriremo contenti.



11 Commenti

  1. Bufr

    Oibò!
    Pensavo che il nubiano fosse un abitante della Nubia http://it.wikipedia.org/wiki/Nubia

  2. questa cosa non puo’ averla scritta Amlo: c’è un popone tra un “qual” ed un “è” ad un certo punto

  3. Gdlc

    Amlo, stamattina mi sono comprato il comic, ma non ancora ho ricevuto li link. E’ normale?

  4. Pierpaolo Cavallo

    “Ogni singola squillina è composta da un numero imprecisato (detto ‘o mostr’) di poponi.
    Se lo chiedete, la squillina negherà di essere composta da poponi e vi rovescerà qualcosa di bollente addosso.
    Se riusciste a parlare con un popone e interrogarlo, il popone negherebbe di essere un popone e vi rovescerebbe qualcosa di bollente addosso.
    In sostanza, l’essenza peculiare del popone è volta a negare la sua stessa esistenza, ad affermarla con ogni mezzo e a rovesciarvi qualcosa di bollente addosso.”
    In pratica avete confermato la natura frattale delle squilline: ogni parte si comporta come l’intero. Non so se e’ interessante o inquietante!

  5. Pierpaolo Cavallo

    Amlo, anche a me è successo che ho comprato il libro e non è arrivato il link. Che faccio?

    • amlo

      È arrivato solo ora. Il prpblema è che sto fuori, quindi devi essere paziente e aspettare il uicckuebds e sarete senz’altro servito

  6. Pascàle

    Praticamente ‘o nubiano è il servo della gleba di elioelestorietesiana memoria?

    • amlo

      assolutamente no. il nubiano non ha alcuno scopo sessuale. del resto la vera squillina non ha una vita sessuale come la intendiamo noi umani.

  7. Pascàle chillo 'e 'ngoppa.

    E perché, chiava il servo della gleba? Avessa fa’ ‘a fine d”o nubiano, mò?