Due tipi di pazzi e uno di stronzi.
Onestamente, non ho mai odiato Giulio Andreotti, anche quando andava di moda, e chiaramente non ho mai neanche pensato che fosse un grande statista quando, anni dopo, è stato di moda pensarla così. Non era né il male e nemmeno Belzebù: non più di Fanfani, o di Moro, o di Craxi. Era, semplicemente, un politico italiano, uno che siccome ha il potere gli italiani chiamano statista, che è un po’ come quando il mendicante ti chiede un euro e ti chiama eccellenza. Ovviamente, in questi giorni, a salma calda, si sprecano le leccate di culo, anche e soprattutto in onore del grande battutista che tutti affermano sarebbe stato, e invece è stato autore di centinaia di cazzatelle di una mediocrità sconfortante, ovviamente accolte dalla stampa italiana come aforismi di Bierce. E ce n’è una in particolare, che passa per battuta, che costituisce l’essenza stessa del pensiero andreottiano:
Esistono due tipi di pazzi: i matti veri e propri e quelli che sperano di risanare le ferrovie.
Ha ha ha. Buona questa. E sarebbe stata buona se l’avesse detta Macario, nel senso che sarebbe stata buona per il livello umoristico di Macario. Il fatto, invece, che questa cosa l’abbia detta uno che aveva la responsabilità, tra tante altre, di risanare davvero le ferrovie, è solo agghiacciante. E’ la quintessenza del disprezzo verso il popolo, i suoi bisogni, le sue proprietà, perché le ferrovie non è che Andreotti senior le avesse lasciate in eredità al giovane Giulio concedendogli la facoltà di lasciarle andare a puttane quando voleva. Le ferrovie erano state costruite dal popolo, col sangue del popolo per i bisogni del popolo, e questo si permetteva di dire, uno che era stato ventiseimila volte ministro e centomila primo ministro, che chi pensasse di risanarle era un matto. Da rinchiudere. Voi mi eleggete, mi pagate, mi date il potere, e io, invece di fare il mio lavoro, che è, sostanzialmente, far funzionare le cose, me ne fotto e vi stronzèo pure. Viaggiate sui carri bestiame, viaggiate in ritardo, muovetevi col ciuccio, non sono cazzi che mi riguardano, anzi va’, mo’ vi prendo pure per il culo tanto ho schiere di intellettuali e giornalisti che quando dico queste cose ridono e mi danno dell’umorista. Questo era l’uomo, e queste le cose che diceva.
Che vi devo dire, l’unica cosa certa sull’operato di Andreotti è questa: l’Italia se lo è sempre meritato.
Una delle cose più assennate che ho letto sul buon (LOL) Giulio Andreotti. Una singola frase così potente da descrivere tutto un modo di pensare, che forse non è “tutto Andreotti” ma un bel pezzo di italianità. Continua così, che sei una persona bravo e ti leggo sempre insieme a tutta la redazione dei Paperi e ci facciamo delle risatone oppure piangiamo.
Peraltro, mi permetto di segnalarti il ns. pregiatissimo necrologio, sulla rubrica creata per l’occasione “Trapassato Prossimo”. Erano anni che era in cantiere, l’avevamo pensata già anni fa, giusto giusto per il coccodrillo di Andreotti, durante una cena con Cerreti, uno degli altri redattori, e ironia della sorte – con Macario.
No, non è vero, non sono mai stato a cena con Cerreti e Macario, anzi, per la verità io non lo conosco neanche, Macario. Il Cerreti invece sì. Però, a dirla proprio tutta, questa rubrica non era in cantiere da anni: è un’idea che mi è venuta ieri sera. E tutta questa tirata su Macario e la rubrica e la cena è un plagio di un pezzo di Stewart Lee, l’unica differenza è che il suo si chiude in modo divertente.
Però ho scritto abbastanza da potermi permettere di postare il link, me lo permette l’International Treaty on Wasting Intellectual Resources with Spam and Junk Mails.
Ah, già, il link. Tié. http://nonsiseviziaunpaperino.com/2013/05/07/ciao_giulio/
la pensiamo uguale
grazie