Miserabilandia.

Ho già scritto questo pezzo, circa dieci anni fa, su Pippol, gloriosa rivista di satira on line, ma si vede che tengo ancora qualche sassolino nella scarpa, e me lo devo levare. L’occasione per questo tossico è stata la scomparsa del califfo (che, sia detto, mi stava assai simpatico). Ve la faccio breve: io odio la legge Bacchelli, la abolirei mommo’ oi’. Non perché, grillinescamente, fa sprecare soldi, figuriamoci. Costa due lire e come idea, in un mondo perfetto, sarebbe anche buona.

In un mondo perfetto appunto; ma in questo mondo qua Quagliarello è un saggio e Giuliano Amato prende mille euro al giorno di pensione.

All’epoca mi presi una collera di pazzi perché a piangere per la pensione statale gratuita fu Salvo Randone (l’indimenticabile Militina), attore stupendo che, dopo una vita di lavoro e di ottimi guadagni, si era frusciato tutto il suo patrimonio e poi cominciò a pittimiare che non teneva soldi. Poi fu il turno di Califano, che prima dichiarò:

“...alcuni amici, come il mio medico curante e il senatore Domenico Gramazio del Pdl hanno preso a cuore il mio caso e mi hanno spiegato che esiste una legge, la cosiddetta legge Bacchelli, che prevede un sussidio mensile vitalizio per persone che abbiano dato lustro alla cultura italiana. Ne so poco, ma mi sembra di avere tutti i requisiti per beneficiarne».

Poi, saggiamente e signorilmente, fece marcia indietro. Però. Che a qualcuno sia venuta la brillante idea, anche solo per un attimo, di pensare che della legge Bacchelli potesse usufruire uno che diceva:

 In effetti non ero uno che badava a spese. Quando usciva un nuovo modello di auto il primo veicolo disponibile era il mio. Per non parlare delle moto (passione che mi è passata quando è arrivato l’obbligo del casco). Quando avevo storie con attrici importanti abitavo all’Excelsior o al Grand Hotel. Avevo sempre come minimo tre macchine, una Mercedes, una Jaguar decappottabile e una Maserati o una Ferrari,

aho’, a me mi fa paura.

Prima di tutto perché sottintende un superomismo di fondo tipicamente fascista: l’Artista è migliore degli altri uomini, ha diritti che gli altri uomini non hanno, e in virtù della sua Arte ha il diritto di vivere una vita migliore degli altri esseri umani, anche quando si mangia tutto al tabarin con le canzonettiste oppure quando scrive cose talmente schifose che nessuno le vuole vedere neanche in fotografia. Prendiamo il caso di Vittorio De Sica (sta la mostra all’Ara Pacis, correte a vederla): artista eccelso, di qualità indiscussa, di popolarità giustamente planetaria, mai banale, capace di scelte artistiche talmente coraggiose da far venire i brividi. Beh, De Sica amava il gioco, ed era, a quanto pare, un uomo molto ricco e un pessimo giocatore; se si fosse giocato tutto il suo cospicuo patrimonio al casinò, sarebbe stato giusto mantenerlo a carico della comunità? Ovviamente no: per quanto geniale, De Sica non era più meritevole dell’ultimo dei disoccupati. Socialmente parlando, non lo era. A sto punto però arriva sempre il fesso che dice ah e allora Alda Merini, che viveva in povertà? La legge Bacchelli è servita eccome. Certo, è servita, come sono servite le bonifiche pontine di Mussolini, ma i giudizi si danno in un quadro più ampio, come dire. Look at the bigger picture.

Chi decide chi è un artista? Il Presidente del Consiglio? MONTI? BERSANI? PRODI? BERLUSCONI? Oppure il ministro dei Beni Culturali: la Melandri? Rutelli? Veltroni? Bondi? No, davvero: stiamo scherzando? Già questo basterebbe a dire che la legge Bacchelli va non abolita, ma orwellianamente cancellata dalla memoria, come Vincenza Bono Parrino,  dimenticata ministro dell’istruzione d’altri tempi, che ereditò il ministero dal defunto marito.

Ma già, siamo in Italia. Qua contano i soldi. Qua l’artista bravo è quello che fa audience, quello che vende. Lino Banfi batte Gianni De Gregorio sette a zero, complimenti. I soldi. Quello conta. Il successo, che ti rende un uomo migliore, superiore agli altri: meglio un ricco che si fruscia tutto puttane e cocaina che uno che perde la fatica a cinquant’anni : la pensione, diamola al ricco, perché è migliore. E forse lo è, ma nel vostro mondo. Nel mio, no: e guardate che il mio è un modo più grande di quanto crediate, e dentro c’è un sacco di gente che la pensa come me, che vi considera gentaccia e invece della vostra opinione interessata, ascolta quella di uno dei più grandi poeti della storia, E.E. Cummings:

Non m’interessa né rispetto un uomo che sa scrivere una poesia o dipingere un quadro che verrà appeso nel Louvre più di un uomo che sa aggiustare un rubinetto o disegnare una bella macchina (…) Sarei scemo, molto più scemo di quanto non sono, se mi mettessi in testa di essere una specie di creatura superiore e preziosa (…)

Altro che il vostro dateme li sordi.

 



7 Commenti

  1. anduoglio

    chi è che ha visto il militina
    chi è che ha visto il militare
    chi è che ha visto il militano
    chi è che ha visto il militeno
    chi è che ha visto il militonto
    chi è che ha visto il milidonna
    chi è che ha visto il militetta
    chi è che ha visto il militatto

  2. anduoglio

    Il problema è molto difficile da analizzare. Innanzitutto penso che sia giusto dare supporto ad artisti che hanno avuto il coraggio di fottersene degli schemi e di fare ricerca al di là del mero fine commerciale dell’arte. Di artisti come questi non ce ne sono tantissimi in Italia. Alda Merini è un esempio di persona che è andata oltre qualsiasi regola. Ma Califano chi era? Si dice che era uno che andava contro le regole e non è vero, perchè era un individuo che stava proprio dentro la società, faceva il disco, lo vendeva, faceva il concertino per compiacere il pubblico e farsi qualche alzata con qualche donnetta borghese insoddisfatta dal marito. faceva quei monologhi con il sottofondo di musichette in stile Maurizio Costanzo show dove raccontava del pescione del transex. Mi chiedo io, questo può essere un modello di artista che può accedere alla Bacchelli? Uno che è stato dentro al sistema, che ha preso tutto dal sistema (soldi, successo, donne, macchine, ecc.) e si è magnato tutto? Inoltre Califano non era un emarginato, è sempre stato fino all’ultimo sulla cresta dell’onda, è sempre andato in tv, ha sempre fatto i suoi concerti, fino a qualche giorno fa. Per cui: di cosa stiamo a parlare? Posso comprendere il dare supporto ad artisti che hanno rischiato, che sono andati al di là delle logiche commerciali e che hanno fatto un percorso estremo per sviluppare un discorso culturale che semmai verrà percepito da una futura generazione. A questi artisti può essere riconosciuto qualcosa, perchè alla fine rendono un servigio alla nazione. Questa cosa esiste anche in altre nazioni, in Francia c’è il supporto per gli artisti, in Germania c’è l’assicurazione sanitaria e previdenziale per musicisti e artisti. Premesso che mi hanno insegnato di avere rispetto degli anziani e dei defunti, ma che un vecchio venga e dica: “Datemi li sordi, me so magnato tutto”. E’ troppo. E’ come se Berlusconi venisse e dicesse: “mi sono fumato tutto con le teens, ora vengo a casa vostra a mangiare, un italiano a turno mi ospiterà“. Il problema non è se dare o meno la Bacchelli a qualcuno, il problema è che in Italia non si sa più chi o cosa sia un artista. Ormai tutti quelli che entrano dentro la tv sono artisti, anche i politici. Si è mistificata la parola, per accomunare tutti, artisti veri e ciarlatani, scrittori e giornalisti. Tutti sotto l’ombrello, divenuto omnicomprensivo, del termine “artista”. Per questo si sceta un cantante la mattina, vede che non tiene più li sordi (li ha dovuti spendere tutti in chirurgia per preservare l’ultimo pezzetto di naso) e li viene a chiedere alle piccole e medie imprese e ai piccoli contribuenti.

  3. Giordamas

    Mah! A parte che per meccanici, idraulici eccetera che hanno perso a cinquant’anni il lavoro e non arronzano nemmeno 600 euro al mese in un qualche modo (attenzione che parte un lungo inciso), noi s’aspetta ancora che diano retta al tuo tanto apprezzato Pietro Ichino e facciano quella cosa che viene chiamata “flexisecurity” e in realtà servirebbe per permettere alle persone di reinserirsi nel mondo del lavoro a qualsiasi età, se non si possono permettere d’andare in pensione, e che (e qui Ichino è manchevole) non serve a niente senza una seria misura di reddito di cittadinanza (non i mille euro a tutti dei grillini, irrealistici e anche ingiusti, visto come sono stati proposti, a spese di cosa), che gli artisti abbiano il pudore e la sensibilità di non considerarsi degli esseri superiori, è un augurio che posso condividere, ma non toglie nulla al fatto che persone che con la loro arte abbiano dato lustro alla cultura italiana, abbiano diritto ad una pensione sociale che permetta loro di vivere degnamente, se non riescono più a procurarsi da vivere da soli. Ed è anche giusto che a decidere e approvare questa cosa sia il Parlamento (fare i nomi dei miserabili di oggi è strumentale).

    Però, va pur detto che, se ci sono piaciute le canzonette struggenti di Califano e quelle divertenti e piene di cultura popolare di Jannacci, dovrebbe essere scontato che riconoscimenti del genere li meritino personaggi molto più importanti, e lo dico con tutto il rispetto per costoro. Ma noi siamo il popolo che ha preso a dar del poeta perfino ai cantautori, dimenticando che forse esiste una differenza sostanziale tra Salvatore Quasimodo e Fabrizio De André…

    • amlo

      il problema è quello, infatti. CHI DECIDE? perché se decide Monti, so già che decide per motivi suoi, e io la pensione artistica alla figlia della fornero non la voglio pagare

  4. anduoglio

    In Italia non ci sono al momento persone in grado di decidere, perchè in Italia non si sa più cosa sia l’arte e chi è un artista. Comunque per accedere alla Bacchelli devi avere in curriculum almeno una partecipazione a xfactor, grande fratello o isola dei famosi.
    In linea di principio utopistico, ci dovrebbe essere una commissione di artisti che decida chi abbia i requisiti per poter accedere alla Bacchelli. Il problema è che in Italia in una commissione del genere ci metterebbero La Russa (subito la Bacchelli a tutti i nazi-rocker, artisti emarginati), Morgan, Simona Ventura, Sandro Bondi e Lele Mora. La Bacchelli mi sta bene se prima approvano il reddito minimo di sopravvivenza per tutti i cittadini italiani che non hanno lavoro.

  5. Non sono d’accordo, purtroppo è uno dei rischi della democrazia, per usare un detto popolare “piove sugli onesti e sui disonesti”, però anche a fronte del rischio di un caso Califano preferisco avere una legge Bacchelli che mi tuteli una come Alda Merini.Â
    Anche perchè se non ci fosse la Bacchielli, un paraculo come il primo riuscirebbe comunque a trovare un mentore privato (o una maman) che lo sostenga, mentre una come la Merini finirebbe a fare la barbona sotto i ponti.