Hugo e il silenzio dei deficienti.
Non ho voglia d’inoltrarmi in gomitolo di cazzate. Voglio solo condividere la mia esperienza personale riguardo Chavez e la stampa italiana. Molti di voi sanno che da un anno non leggo più i giornali, non guardo i tg e nemmeno i talk show; mi limito a una quarantina, non di più, di secondi dedicati a scorrere i titoli on line. E, sorpresa, sono informato molto più di quelli che leggono i giornali, e per di più, avendo eliminato il fastidioso rumore di fondo dovuto a notizie palesemente false, articolesse marchettate, pipponi interminabili, come dire, mi capita di guardare molto più chiaramente alla stampa italiana, e l’esempio di Chavez, in occasione della sua agonia e successiva morte, mi pare illuminante.
Ora. è assolutamente indubbio che Chavez non era un santo: non fai una politica come la sua senza danni collaterali, e parlo dei peggiori, di quelli umani. Qualcuno, in rete, e non sulla stampa ufficiale, azzarda qualche critica, anche sensata e legittima, che io leggo con piacere e registro. Non mi interessa aggiungere un santino al mio pantheon personale, mi fa più piacere capire. Però adesso vi dico cosa avrei capito io, leggendo la stampa italiana, di Hugo Chavez.
1) Chavez il caudillo. Le parole sono importanti. Per chi ha la mia età, il caudillo era il generalissimo Franco, dittatore fascista. Ora, accostarlo a Chavez, sia pure inconsciamente, vi sarà anche sembrata una bella mossa, e invece è una mossa del cazzo: perché chi conosce la storia non accosta Chavez a Franco neanche sotto tortura; potreste infinocchiare i giovani, ma quelli non leggono i libri di storia, e non leggono manco a voi, quindi vi siete sforzati a partorire questa cacatella per niente.
2) Chavez il pagliaccio. E’ vero, Chavez aveva molti atteggiamenti e vestiti oggettivamente pagliacceschi: soprattutto agli occhi di occidentali incapaci di andare oltre le pubblicità di moda sugli inserti patinati. Ma non funziona uguale, perché chi ha studiato sa che non puoi ridurre un popolo alla sua pacchianeria, o meglio a quella che a voi sembra pacchianeria. Non si giudica le gente dai vestiti, cari miei, e se pensate che mi siano sfuggiti i commenti a mezza bocca, le risatine a mezzo stampa, come il notaio del paesino che guarda il contadino vestito a festa per il matrimonio della figlia e lo deride, beh prendete nota: agli occhi dei vostri amati tedeschi noi siamo un branco di pagliacci gesticolanti e baffuti, pronti a tirar fuori il mandolino. Si è sempre i Chavez di qualcuno.
3) Chavez l’affossatore della libertà di stampa. Vero, senz’altro. Come tutti i governi (tutti, nessuno al mondo escluso), Chavez ha cercato, per quanto gli era possibile, controllare l’informazione. Però lo ha fatto in un paese nel quale l’informazione conta poco: con un numero così alto di analfabeti, hai voglia a controllare la stampa; e per quanto riguarda le tv, onestamente, ma c’è qualcuno disposto a credere che in un paese così mostruosamente povero, la televisione possa avere la stessa influenza che ha da noi? Sono d’accordissimo, critichiamo la buonanima su questo punto: solo gradirei che non lo facesse una stampa che deve la sua sopravvivenza al governo e dai cento milioncini che si è beccato quest’anno (si chiama conflitto di interessi, signori: come cazzo fai a essere obiettivo quando ti hanno appena regalato cento milioni?), una stampa che, per mesi, PER MESI, ha parlato DEL LODEN del presidente del consiglio. Ma smettiamola, barboni.
4) Chavez che trucca le elezioni. Tutto è possibile: sarebbe però carino fornire UNA prova, ogni tanto, non solo insinuazioni e tabbachiere di legno. Fino a prova contraria un governo non votato da nessuno ce l’abbiamo noi.
5) Chavez il gomblottista. Colgo risatine all’accusa di Meduro (l’autista diventato vice, come titolate oggi, perché un autista è un essere inferiore, come i bidelli, vero? E ai vertici si arriva solo passando dalla Bocconi, eh?) che Chavez sarebbe stato contagiato dai suoi nemici. Ora, parliamoci chiaro: se io accusassi il salumiere sotto casa di propinarmi della cicuta, vi converrebbe farmi internare. Il caso di Chavez è molto diverso, però: c’è il movente, indovinate un po’?, il petrolio, e c’è la secolare abitudine degli stati uniti a scannare, o almeno tentare di scannare, presidenti regolarmente eletti che a loro non stavano bene, pori cicci. Lasciamo perdere la baia dei porci e le migliaia di attentati alla vita di Castro, ma a me la foto di Allende con fucile ed elmetto che difende il suo paese e il suo governo prima di essere massacrato nessuno me la leva dalla testa. Sarà un gomblotto, come no, ma gli USA queste cose le hanno sempre fatte: sempre. E io mi trovo storicamente più propenso a credere a Meduro che a Obama.
Potrei continuare per ore, ma sarebbe inutile, perché tanto io non stavo parlando di Chavez, che pure personalmente piango. Come piango la scomparsa di una qualsiasi analisi storica e politica che vada oltre il coro dei gallinacci pro e contro. E mi piacerebbe che la stampa italiana si esibisse in qualcosa di serio, di competente.
Magari ricordandosi che se nella classifica della libertà di stampa siamo al CINQUANTASETTESIMO POSTO, (dopo Botswana e Niger, per capirci, fonte Il Sole 24 Ore), non è colpa di un caudillo alla Chavez.
Avete fatto tutto da soli.
mi so commossa.
Grazie (hai ragione, come faremo mai senza Tv e pochissima stampa – per me straniera- a essere cos`informati?)
ti voglio bene, amluccio
Mi dispiace ma questa volta hai fatto tu l’errore di imboccarti la versione della “stampa libera”.
Il punto 3 non sta ne’ in cielo, ne’ in terra. La “liberta’ di stampa” in Venezuela non e’ mai esistita. Tutti i media privati sono in mano agli oligarchi del latifondo e del petrolio che hanno usato giornali e televisioni (che contano eccome, specie queste ultime) per rovesciare Chavez in ogni modo, *COMPRESO* sostenere deliberatamente un colpo di stato con immagini e sequenze deliberatamente manipolate, quando non fabbricate a tavolino. Esiste un documento incredibile sulla storia del golpe del 2002 e delle manipolazioni che lo resero possibile: questo -> https://www.youtube.com/watch?v=Id–ZFtjR5c (o in italiano https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Gj1bY2hUThI) E’ un documentario girato da una troupe irlandese che si era trovata per caso nel palazzo presidenziale durante il colpo di stato. Perdete un’oretta e vedetevelo perche’ ne vale veramente la pena.
Due anni dopo Chavez colse l’occasione e non rinnovo’ la licenza a Venevision (non rinnovo’ la licenza alla scadenza, e’ diverso da “chiuse”) scatenando le grida di orrore del “mondo libero”. Ma Venevision – una rete trashissima e molto popolare – aveva praticamente organizzato un colpo di stato. Se avesse fatto una cosa simile negli USA, non e’ che non avrebbe riavuto la licenza, il padrone e tutta la redazione sarebbero andati sulla sedia elettrica!
Quello che i media occidentali hanno spacciato per “repressione della liberta’ di stampa” e’ stato il tentativo di bilanciare il potere mediatico degli oligarchi e creare dei canali televisivi pubblici decenti.
Punto 4: non e’ che serva la prova dei brogli, ci sono gli osservatori di tutto il mondo, a cominciare da Jimmy Carter, che da anni dichiarano che le elezioni venezuelane sono le piu’ corrette e trasparenti del mondo. Peraltro il Venezuela e’ uno dei pochi paesi in cui tutte le cariche elettive sono revocabili in qualsiasi momento tramite referendum. Tradotto significa che chiunque, dall’assessore comunale al presidente della repubblica, puo’ essere deposto se un numero sufficiente di cittadini raccoglie le firme per un referendum e poi nel referendum vince il NO. Avercelo noi un sistema del genere!
AMLO! da te ci si aspetta un minimo di rigore intellettuale, mica stai scrivendo su repubblica!
il punto 3 era ovviamente una concessione alle critiche per poter partire con le critiche mie, e il punto 4 pure. era chiaramente un esercizio retorico, aperto però ai commenti come i tuoi, che sono sempre ben accetti.
Condivido tutto ciò che hai scritto. Grazie per aver saputo esprimere così chiaramente il pensiero di molte altre persone.
Ecco là che Amlo ci ricasca.
A me dispiace fare la difesa d’ufficio dei giornali italiani che fanno schifo al cesso (dalle notizie faziosamente taciute ai titoli in palese contraddizione non solo con la notizia in sé, ma pure con lo stesso svolgimento dell’articolo, perché i giornali devono “riassumere e semplificare”, giornalisti che si specializzano nella persecuzione personale e personale: a Berlusconi, a Grillo, a Vendola, alla Boccassini, a Di Pietro, Boffo, Sircana, Marrazzo, Minetti, Ruby, Renzi – pensiamo alle stronzate di Maiorano che ancora vengono propalate malgrado siano già arrivate sentenze di tribunale che hanno smentito quasi tutto – Telekom Serbia, Fassino “abbiamo una banca”, poi si scopre che quelli Consorte e Fiorani pagavano le mazzette a Brancher e a Calderoli) ma purtroppo sono laico proprio per “modus operandi” e non posso non sobbalzare quando vedo attacchi manichei che tendono a dire: “la stampa italiana prende il sovvenzionamento pubblico, ergo dice solo stronzate – come fa uno che ci ha i soldi a essere una persona seria?! solo i pezzenti sono geneticamente onesti! – i blog dicono sempre la verità“.
Non mi piace, non ci casco. Le stronzate le propalano tutti quelli che sono incoscienti, mal informati, stupidi e in malafede che stanno dappertutto, sui giornali e sui blog, come dappertutto invece stanno le persone serie e preparate (la natura umana è fatta così: è varia). I blog hanno sempre ragione anche quando ci parlano delle profezie dei Maya, di quelle del monaco Malachia, delle scie chimiche, del fatto che il fascismo delle origini prima che degenerasse era positivo perché parlava del voto alle donne?
Il fatto è sempre quello: la stampa è molto migliorabile e il finanziamento pubblico è un problema (non l’unico, visto che ci sono storture proprio nel metodo e nella considerazione del ruolo del giornalista), ma ancora oggi basta leggerli un po’ tutti, CON ATTENZIONE, e confrontarli con altre fonti per farsi un quadro relativamente veridico della realtà. In ogni caso, questo è un problema evidente per quel che riguarda la stampa italiana, ma riguarda tutta la stampa mondiale. Mi verrete mica a dire che il Washington Post non sia di sinistra, il Frankfurter Allgemeine Zeitung chiaramente merkeliano, Le Figaro di destra? E PER MESI E MESI TUTTI QUESTI GIORNALI EUROPEI, LE ARTICOLESSE DEI VARI PHILIPPE RIDET, DELLA BILD E DEL DER SPIEGEL, DEI LODEN E DELLE PUTTANE DI CHI HANNO PARLATO, TALE E QUALE A UN QUALUNQUE LA REPUBBLICA NOSTRANO?
Solo The Economist ha avuto il coraggio di criticare Monti (ah, a proposito, Amlo, visto il risultato elettorale di Scelta Civica, mi vai a prendere quel post in cui tu lo paragonavi a Pazuzu e io invece commentavo che presto Passera e Riccardi – su di lui sbagliavo, avrei dovuto dire Barca – avrebbero presto banchettato sulle carcasse sua e di Elsa Fornero, per favore?), ma anche quel giornale, dopo aver visto “Girlfriend in a coma” di Bill Emmott, con tanto di interviste a Servillo e il Teatro Valle Okkupato, è chiaramente simpatizzante dell’italiano PD.
E, visto, che qua non ci piacciono i pipponi, mi fermo qua per ora e poi mi dedicherò a Chavez cercando di far capire perché la descrizione del personaggio come un “caudillo” (CHE NON HA NIENTE A CHE VEDERE CON ALLENDE), molto, ma molto simile a Francisco Franco (anzi, sempre per essere laici e voler fare una “analisi storica e politica che vada oltre il coro dei gallinacci pro e contro”, la politica economica di Franco è stata anche più efficace di quella di Chavez), funzioni abbastanza bene.
l’unica cosa: allende è stato citato in quanto assassinato dalla Cia. non l’ho mai paragonato a Chavez, per venti milioni di ragioni. e ripeto, quando parlo del termine caudillo sai bene che mi rifersico a un tentativo di insozzamento ababstanza patetico da parte della stampa. E ancora , la mia fiducia nel washington post o nell’allgemeine non è mica alta eh.
Non ho capito una cosa del tuo discorso per gran parte pure condivisibile: prima chiedi giustamente delle PROVE per l’accusa di brogli, e poi dici che sei propenso a credere alla tesi dell’inoculazione del cancro. Non ti sembrano cose un tantino contraddittorie? L’onere della prova è dell’accusa o della difesa?
Per il resto apprezzo il tuo discorso, anche se non ho mai nutrito particolare simpatia per Chavez. Purtroppo sono allergico ai populisti, anche se magari delle cose buone le fanno. Spero comunque che, se delle cose buone si stanno facendo in Venezuela, queste non siano indissolubilmente legate alla figura di Chavez.
eveidentemente mi sono spiegato molto male, quindi faccio ammenda e ci riprovo: io non credo ASSOLUTAMENTE alla tesi del gomblotto (ecco perché lo scrivo così). Dico che gli Usa e la Cia ci hanno abituato ad atrocità incredibili, quindi non si possono lamentare se poi la gente li crede capaci della qualunque. Tutto qui, spero di essere stato più chiaro, stavolta.
Detto così, e da te, magari no. Ma tu non hai le responsabilità della stampa italiana
Mio nonno si chiamava Josè Fernàndez De Miguel, un nome comunissimo in Spagna: l’equivalente di Mario Rossi in Italia. Era tenete colonnello dell’esercito repubblicano ed era iscritto al partito comunista. Fu catturato al porto di Siviglia dai fascisti italiani che, scalcagnatamente, erano andati in Spagna ad aiutare Franco nel suo colpo di stato. Dopo la cattura fu mandato in un campo di concentramento: ogni giorno veniva gridato dal megafono un Josè Fernandez, affidava le sue cose ai compagni e aspettava il carceriere per la fucilazione. Una volta il carceriere arrivò e solo giunti al plotone d’esecuzione si resero conto che c’era stato uno scambio di persona: un aneddoto Dostoevskjiano. Dopo il campo di concentramento fu incarcerato per altri 5 anni. Il tempo di concepire mia madre e fu di nuovo portato in galera: 6 anni ancora. Finchè non è morto il caudillo almeno 3 volte l’anno la polizia è andata a casa di mio nonno a rovistare, in cerca di chissà quale motivo per rimandarlo in galera. Chi andava in Spagna negli anni della dittatura raramente si accorgeva della gente portata in questura, malmenata e incarcerata. La Spagna era il paese del bengodi: Franco strizzava l’occhio all’occidente, le spiagge erano bellissime e le vacanze erano pressochè gratuite. Anche Hemingway, che aveva finanziato di tasca sua un documentario sulla guerra civile e, dopo la vittoria di Franco , aveva giurato di non rimettere più piede in Spagna finchè non fosse morto il caudillo, verso la fine degli anni 50′ era in tutti i cinegiornali spagnoli, alle corride, con Orson Welles e Ava Gardner. Mia madre perse la cittadinanza spagnola quando sposò mio padre: se sposavi uno straniero non eri più spagnolo. Per cultura familiare e personale ( consiglio a tutti la guerra civile spagnola di Paul Preston) conosco bene il franchismo. Vado in Venezuela per lavoro dal 1999 e mi è capitato di toccare con mano più di una volta quanto quel paese sia un ossimoro e, tutto sommato, le analogie con il franchismo non mi sembrano così forzate. Il Venezuela è tutto fuorchè un paese mostruosamente povero, cosa che in linea di massima era la spagna franchista: è un paese mostruosamente ricco, e ti aspetti che l’alfiere della nuova rivoluzione bolivariana ridistruisca tutta questa ricchezza. Ma, come Franco, che si sentiva padrone della Spagna, Chavez era il padrone del Venezuela. Le carceri erano ( sono) piene di oppositori: dai semplici giornalisti che tentano di fare informazione agli incauti che non si uniformano al pensiero unico. Ad occhio e croce, non vorrei passare per facilone, un soggiorno nelle carceri venezuelane non dev’essere più piacevole di quanto lo fosse nelle carceri franchiste. La polizia venezuelana è la più corrotta e, all’uopo, corruttibile del pianeta. I teatri sono tutti sottoposti a censura: va in scena solo ciò che è gradito a Chavez. La benzina è pressochè gratuita, un’arepa socialista costa pochi bolivares, ma i poveri sono talmente disperati e affamati che sequestrano e ammazzano chiunque per qualche dollaro. Le prime volte che, guardando la tv venezuelana, si interrompeva il film per mandare 2 ore di delirii di Chavez pensai: toh, come De Luca. Non me ne voglia il sindaco di Salerne. Poi con il tempo, parlando con la gente, mi sono accorto che non erano per niente sproloqui di poco conto: la gente aveva autentica paura di dissentire; lo spauracchio del manganello e dell’olio di ricino erano più che reali. Nemmeno sottovoce si poteva parlare male di Chavez. Siamo proprio sicuri che Caudillo sia eccessivo?
Questa volta debbo dissentire, Chavez è stato solo un despota. Forse più umano e simpatico di altri ma un despota.
Non bisogna dimenticare che in Venezuela il potere vero è in mano ai cartelli della droga, loro comprano tutto e tutti e chi non si fa comprare viene ucciso.
……… a proposito ho trovato e letto con gusto il tuo libro, complimenti divertentissimo e molto sottile………
grazie mille, sia del diverso parere, sia per le belle parole sul libro
Consiglio a tutti la lettura di un libro per me illuminante: Le vene aperte dell’America Latina. Besos
sono d’accordo, per quanto possa interessare, su tutto. solo una cosa, al punto 1. Manco si sono sforzati di partorirla, la storia del caudillo. Perché a due minuti dall’ufficialità della notizia era così che lo appellava il quotidiano nazionale spagnolo EL PAIS. Lo so solo perché vivo qui. Mica perché me li leggo tutti e subito. Comunque sì.