In difesa dello scrittore Giuliano Sangiorgi.
Certo, che a vederlo come nella foto, un clone leggermente più femmineo di Saviano, lo dovevate capire che prima o poi Giuliano Sangiorgi si sarebbe dato alla letteratura, ovviamente facendo venire i descenzielli a parecchia gente. Vi dico subito che a me la cosa non fa né caldo né freddo, poi vi spiego il perché. Nel frattanto, ho notato (ma non ne avevo bisogno, in quanto scienziato lo sapevo già da prima) che ci sono due categorie ben distinte di persone che all’apparire del libro di Sangiorgi si sono fatti venire un ciglio di panza.
La prima, la più tenera e anche un po’ patetica, è quella degli aspiranti scrittori. Quelli che ancora scrivono i libri e, udite udite, li mandano alle case editrici: le stesse case editrici che scrivono sui loro siti che non leggeranno un cazzo di quanto gli inviate (come se le squadre di pallone smettessero di fare i provini: chemmefrega de Messi a me, io ho Altafini, ha novant’anni, lo portiamo in giro in carrozzella ma, ahò, è Altafini). Sono teneri perché pensano che Sangiorgi levi il posto a loro. Un po’ come i ricchioni che sono invidiosi delle femmine bone, e credono che il motivo per cui non ti chiavi a loro sia la stessa presenza delle femmine sulla faccia della terra, e non il fatto che non sei ricchione. Questi qua proprio non capiscono che il campionato in cui gioca Sangiorgi non è il loro: anche ammettendo che un editore pubblicasse un libro mio e uno del cantante, io di libri ne venderei duemila al massimo, e per farmeli vendere dovrebbero spendere parecchi soldi in pubblicità, mentre il miagolatore calvo garantisce almeno un ventimila copie solo a far capoccetta nelle librerie, tra svenimenti femminei e tra quelli che di musica non capiscono un cazzo; perché, come dice Francesco Signor, se vuoi diventare uno scrittore famoso, devi prima essere famoso. Sangiorgi, anche se pubblica il suo primo libro, non è un esordiente, è uno che vende un botto di copie: e questo, per una casa editrice che vuol far quadrare i conti, è un bene. Un po’ come i film di Franco e Ciccio che facevano guadagnare i produttori che poi, con una parte di quegli incassi, potevano fare anche qualche film d’autore. Certo, con la piccola differenza che Franco e Ciccio, non essendo Sangiorgi, erano bravi, e che gli editori non useranno i soldi per fare qualcosa di buono. Ma questo è tutto un altro discorso.
La categoria che invece per il libro di Sangiorgi rosica di più è quella degli scrittori editi. Certo, come è loro consuetudine, lo fanno a livello delle patetiche capere che sono: una battutina su Twitter, un’arguzia su Facebook, molto ma molto veleno in privato. I libri come quello del cantante dei Negramaro li chiamano libroidi, e ho sentito qualcuno di loro affermare (alle spalle, ovviamente), che questi libroidi non dovrebbero neanche essere esposti insieme ai loro volumi, nelle librerie: dovrebbero avere un bel ghetto, insomma, tutto per loro, lontano dagli autori laureati. Questo perché sono dei vermi fetenti e vigliacchi. Primo, perché loro, da scrittori editi, questa cosa, invece di dirla in giro, dovrebbero dirla ai loro editori: ue’ ma fammi capire? perché pubblichi quella merda, che so, della Littizzetto, o della Dandini, o di Sangiorgi? Non lo fanno, invece, perché se veramente ne fossero capaci, dovrebbero fare gli uomini di conseguenza, e dire vabbe’ se pubblichi queste cacate, allora me ne vado io. E figurati. Poi, non lo fanno perché, essendo gentarella da due soldi, tutto sommato sono invidiosi dei libri della Dandini, della Littizzetto, di Volo: perché FANNO I SOLDI, e loro ci sformano che quelli fanno i soldi e loro no. Perché loro brigano, imbrogliano, fanno figure di merda per vincere un premio che tutti sanno essere truccato per mettersi una fascetta intorno al volumetto, poi arriva la Parodi e alè, vende due milioni di copie in venti giorni. E loro lì, a brigare per il premio San Sburrasio.
Poi, credetemi, crepano per il motivo più importante: che i loro libri fanno schifo al cazzo. Anche al cospetto di quello della Dandini, fanno cacare. Volo vende più di loro non solo perché è più famoso, ma perché è molto più bravo. La Littizzetto sarà anche spiritosa come un curato di campagna degli anni venti, ma è comunque più spiritosa di loro. Guardate, non vi faccio dei nomi perché questi vermi hanno preso l’avviata a querelare, ma vi garantisco che ultimamente ho letto libri (scritti soprattutto da femmine) editi da editori di prima fascia che sono davvero come minimo raccapriccianti: senza trama, scopiazzati, scritti male, cretini, insulsi, presuntuosi. E mi fermo qua, ma guardate che se andate in una libreria qualsiasi e aprite un libro a caso tra gli italiani vi viene da chiedervi se la maestra che gli ha dato la licenza elementare sia ancora a piede libero.
Per questo io posso guardare al libro di Sangiorgi con serenità, perché io so, e soprattutto io lo dico, che non sarà certamente peggio di quello di qualche cessetta in tubino nero che vedrete far l’autrice sussiegosa in tv.
Io di questo sistema non faccio parte, e se mai ne facessi, non mi comporterei come loro, non sputerei nel piatto dove mangio: ma anche questa è una differenza sostanziale tra me e loro: a loro ingoiare merda piace.
Ih che sangiorgio di fuocaaahhhhhh!
E’ purtroppo vero, caro Amlo, quando sfoglio le nuove uscite in libreria rimango basito. E dire che non sono un lettore che pretende chissà che,ad esempio mi piacciono i fumetti la fantascienza e iol genere horror. Collaboro con un paio di case editrici e leggo le cose che ci inviano: al 99% sono allucinanti per grammatica, idee, stile e trama, e chi ce le invia è spesso di una presunzione senza limiti. Poi come tu sai, gli editori se paghi, pubblicano qualsiasi cosa…
io propongo una colletta (si usa ancora?) per vedere finalmente pubblicato il tuo prossimo libro ….
Scritto ad ARTE.
io la colletta per il prossimo libro la farei.