Chiudiamo Wikipedia.
Voi lo sapevate che è morto Shlomo Venezia? Quando è stata battuta la notizia dalle agenzie, sembravano conoscere tutti la storia del sopravvissuto all’Olocausto. Tutti tranne un importante e autorevole quotidiano che è stato sgamato dal mio amico Maurizio Syd Troilo a scopiazzare malissimo da Wikipedia un breve riassunto della vita del sig. Venezia. Dice, ma in fin dei conti è solo un trafiletto. E dice male. Primo, perché se in redazione non hai nessuno che sappia scrivere due righe sulla vita di Shlomo Venezia senza copiare da Wikipedia, evidentemente la tua redazione (per usare un blando eufemismo), è composta di scemi due volte scemi: perché copiano, e perché si fanno sgamare quando copiano. Poi, perché sotto i tuoi brillantissimi articoli copiati da Wikipedia spesso ci metti pure la scritta © RIPRODUZIONE RISERVATA. Come se il ladro che mi fotte la macchina poi avesse la faccia di culo di andarsela a registrare al PRA. Ma la colpa non è loro.
La colpa è di Wikipedia.
Perché, se da una parte è effettivamente uno strumento utilissimo, se lo sai usare, cioè se non ti fidi di Wikipedia come un fondamentalista cristiano si fida della Bibbia, e quindi, quando cerchi una cosa lì, hai poi anche l’accortezza di andarti a cercare almeno un altro riscontro, e l’intelligenza di non cercare riscontri da qualcuno che da Wikipedia copia, è anche vero che l’enciclopedia online sta portando allo scatafascio l’intera cultura italiana (sì, noi siamo sempre i primi a scapezzarci, si sa). Perché, vedete, per ogni giornalista ciuccio che scopiazza un articolo c’è un redattore due volte ciuccio che non lo licenzia, un capo redattore tre volte ciuccio che non bastona e licenzia il redattore, nonché un direttore bestia che, nella migliore delle ipotesi non sa che gli articoli del suo giornale vengono scopiazzati e nella peggiore lo sa e se ne fotte (salvo poi querelare il poveraccio che, con le migliori intenzioni, viola il loro © RIPRODUZIONE RISERVATA). E poi è chiaro che un direttore ciuccio (sto sempre parlando di un giornale IPOTETICO EH) si scelga opinionisti che invece di articoli scrivono pensierini in bella copia. E il guaio è che il ciuccio non tollera la bravura. Per citare Repubblica, ad esempio, se in una pagina c’è un articolo dell’immenso Gianni Mura, è assolutamente impossibile metterci anche un ciuccio: può esserci uno meno bravo, ma per come la vedo io, essere meno bravi di Mura ci vuole pochissimo: già se sei bravo un quinto, sei veramente molto bravo.
Invece il ciuccio, lo scopiazzatore, non tollera concorrenza: porta tutti al suo livello. Non ammette competenza, pensiero libero e laterale. Esalta il Duce di turno, attaccando chi non lo fa. E poi, ricordatevelo, mentre le persone competenti si sommano (due persone che valgono dieci, in una redazione, contano VENTI), due ciucci si moltiplicano e valgono CENTO, causando una valanga di bestialità che coinvolge tutti, in una spirale senza fine di quozienti intellettivi da lavaportoni.
Per questo Wikipedia è deleteria; perché senza di essa, il ciuccio dovrebbe consultare, che so, un’enciclopedia cartacea, con la quale comunque non saprebbe cosa fare, o alzare la cornetta e chiamare qualcuno, ma anche lì non saprebbe chi chiamare. Farebbe insomma, fatica, dovrebbe lavorare: male, ma lavorare, invece adesso fa un bel copiaincolla e va liscio come l’olio.
E’ per questo, anche se vi fa incazzare, che Wikipedia è dannosa per la cultura, e va chiusa. Sbarrata. Con ogni mezzo.
Prima che sia troppo tardi.
c’è una seconda ipòtesi: che l’articolo su Wikipedia l’abbia scritto il redattore
Sì, Wikipedia va chiusa, ma il guaio è che ci sarà un altro dietro l’angolo pronto a riaprirla. Perchè oggi pure gli scinziati hanno bisogno di Wikipedia.
Il problema è che con Wikipedia si può fare copia e incolla. Cosa che non si può fare con l’enciclopedia cartacea, che sicuramente è più autorevole e attendibile di wikipedia, almeno in alcune parti.
I giornalisti sono impermeabili a tutto. Arrivano sul cadavere caldo, sulla partita, a teatro, sul villaggio terremotato e hanno già il pezzo incorporato. Il mondo frana sotto i loro piedi, s’inabissa davanti ai loro taccuini e tutto quanto per loro è intercambiale letame da tradurre in un preconfezionato compulsare di cazzate sulla tastiera. Cinici? No frigidi. (Carmelo Bene)
I giornalisti sono uno dei grandi problemi di questo paese. Inoltre dimostrano la loro totale coglioneria.
Sono malpagati per lavorare, appunto, male, per lavorare peggio ed essere ricattabili. Vengono sfruttati e si fanno sfruttare senza avere alcun beneficio, anzi la loro condizione peggiora sempre di più. E cosa fanno, invece di mandare tutti a fare in culo e tentare una strada diversa (tanto a stare in una redazione di un qualsiasi giornale italiano, cosa ci guadagnano, salvo la “paghetta” mensile di qualche decina di euri elargita da un padre perucchio che prima di cacciare i soldi pretende pure di sburriare nel fetillo del figlio?) stanno lì nell’immobilità assoluta in attesa di un miglioramento professionale che non arriverà mai. Però vuoi mettere la soddisfazione di partecipare a qualche raduno di ex studenti del liceo e poter rispondere a qualche ex compagno di scuola avvocato, notaio o macellaio che chiede “e tu che ne hai fatto della tua vita?”, dicendo “sono diventato redattore di repubblica”. Si gonfia il petto. Peccato che ci si dimentica di dire che percepiscono pochi euro al mese e che devono impazzire a stare dietro a qualche frocetta isterica che se mette a cambiare gli articoli e ci lascia una serie di errori e refusi. Io l’ho fatto per un anno, quando stavo in Germania, ci ho provato. Mandavo corrispondenze per un giornale che non voglio nominare (ma non di destra) e scrivevo articoli tecnici per una rivista. I caporedattori mi facevano riscrivere due, tre volte gli articoli o me li correggevano cambiando cose significative e puntualmente ad ogni correzione uscivano fuori errori grammaticali da scuole elementari. Ogni volta che mi lamentavo di questa cosa dicevano “è un refuso o un errore di stampa”. Ma uno lo capisce quando un’inesattezza è frutto di un errore di stampa o di ignoranza. Poi quando andavo a fatturare, mi cambiavano il numero di cartelle pubblicate (guarda caso, andavano sempre a ridurre), solo dopo mie lamentele riconoscevano l’errore. Dopo un anno mi sono scocciato, mi sono messo a lavorare seriamente in Germania e ho arrivavo a guadagnare anche 4-5.000 € al mese, alla facciaccia di questi frustrati.
‘e chillemmuorto.
Due o tre volte ho beccato giornalisti che avevano copincollato da me. Il che è tutto dire.