La casta degli imbecilli.
Come sanno i miei amici di facebook, ogni tanto mi diverto a fare la sinossi preventiva dei talk show politici. E non sbaglio mai. Questo non perché io sia particolarmente intelligente o abbia addirittura capacità divinatorie (che in quel caso, come i nostri calciatori, destinerei ar picchetto); è solo che, a mia memoria, si tratta sempre delle stesse cose. Ora, a parte che io, se fossi un conduttore di talk show politici mi preoccuperei seriamente, perché che un cretino qualsiasi ti possa raccontare in anticipo il programma, ahò, embè, ci siamo capiti: ma poi, potrebbero ribattere, questo è un programma a scaletta fissa, cazzo ci vuole a fare la sinossi, pre o post?
Eh no, non funziona così. Mica.
Perché a parte la scaletta (che pure, cazzo, con seimila autori, variarla mpochetto no eh?), ma è mai possibile che, quando chiedo a chi il talk show l’ha visto cosa hanno detto, la risposta è sempre mah, le solite cose? Come, le solite cose? Possibile che in ore di trasmissione, dibattiti tra cervelli fini, non esca mai un’idea, un pensiero, un lampo meritevole di un solo millimetro cubo di memoria? E se è così, questi non si chiamano talk show: si chiamano chiacchiere. Che, a differenza delle chiacchiere da bar, non contemplano neanche il caffè fresco al banco o un’occhiata fugace al culo di qualche femmina di passaggio. Loro parlano, non dicono una mazza, e tu non ti ricordi un cazzo dopo tre secondi, come ti succede la mattina mentre ti fai la barba e la radio manda l’oroscopo.
Ma non era nemmeno questo che vi volevo dire.
Prendiamo Ballarò di ieri (solo come esempio eh). Il sito della Rai recita, testuale: Tra gli ospiti di Giovanni Floris il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, l’imprenditore Diego Della Valle, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, Debora Serracchiani del PD, il segretario confederale della Cisl Anna Maria Furlan, il politologo ed economista americano Edward Luttwak, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, il direttore dell’Espresso Bruno Manfellotto, il presidente della Ipsos Nando Pagnoncelli. In apertura la copertina satirica di Maurizio Crozza.
Si parlava, come sempre, del futuro del nostro paese. Bene, ora leggete la lista degli ospiti. Fatto? Bene, togliendo Della Valle, che è plurimiliardario e non sarebbe giusto metterlo a far media, diciamo che ognuno degli ospiti si porta a casa mediamente dalle dieci alle venti volte quello che prende un lettore medio di questo blog, e mi sto tenendo volutamente basso eh. Ora, quello che vi volevo veramente dire, banda di mamozi, è: ma veramente pensate che quando uno di questi parla e straparla in tv, tenga presente le vostre difficoltà, il vostro reddito, i vostri problemi? Ma davvero affidate il vostro futuro a gente che non ha la più pallida idea, e ancor meno interesse, dei e nei cazzacci vostri? Se lo fate, siete come quei turdumei che fanno il corso prematrimoniale in parrocchia a farsi dire da uno che ha fatto voto di castità come far funzionare un matrimonio. Perché la vera casta siete voi. La casta degli imbecilli.
un anno senza ballarò e affini e mi sento benissimo! quelli lo fanno apposta, le merdacce dei politici. si appiccicano come degli scolaretti infoiati a inzio maggio, ma solo per caricare emotivamente gli elettori, come si allenano i pitbull ai combattimenti. così noi ce ne stiamo con l’angoscia e il nervosismo. e loro, dopo, in trattoria, tutti insieme, e fanno a gara a chi offre. coi soldi dei rimborsi elettorali.
questo post lo ricorderò per l’utilizzo del termine turdumei
o anche TORDOMEI, ma con la U fa più ridere.
io questi insulti vintage li tiro fuori apposta per farti ridere, lo sai.
io non guardo da tempo i tolcsciò e mi scordo pure di andare a votare, ma mi dicono che sbaglio anche così.
che devo fare per non essere turdumeo?
Hai pensato al tuo prossimo libro al dizionario degli insulti vintage?