Di Twitter, di pucchiacca in mano ai criaturi e altre amenità

Lo so che vi aspettate che mi metta a criticare Michele Serra, ma non lo farò. Non sono capace. L’ho ammirato troppo in passato : non come maestro, si capisce, l’unico maestro vero è Fortebraccio, ma a Serra sono debitore di troppi momenti belli della mia vita. Faccio come con Elvis Costello, un sospiro di nostalgia e passo oltre.

Però della questione Twitter, e più in generale della questione media tradizionali vs. internet posso parlare eccome.

E posso dirvi che nessuno più di me schifa il popolo della rete; l’ho detto e  lo ripeto. Nel novanta per cento dei casi blogger e commentatori in rete sono dei cretini qualunquisti con derive neoborghesi-montiane. Però: che si scriva che i giudizi sulla rete sono troppo sommari, eh no, non ci siamo. Perché qua ci sono due cose da dire. La prima: che se gli autorevoli commentatori da quotidiano slash settimanale frequentassero i bar, i parchi, i ristoranti, o almeno si ricordassero di quando frequentavano i suddetti posti, saprebbero che non è che a tavola con gli amici, o al bar per l’aperitivo, per parlare di Panariello ti metti e fai un’analisi dettagliata di tre ore: dici ah che cacata oppure a me è tanto piaciuto. La seconda, che sono giudizi sommari, ma il fatto è che sono leciti e inoffensivi. Quello che rode agli intellettuali italiani di oggi è che queste cose vengano scritte. Come gli rode (non a Serra, ripeto che lui non c’entra più dalla terza riga) che si stronchino i loro libracci, i loro libercoli di merda. Gli rode perché che cazzo, io faccio tanto per pubblicare con quell’editore, quello mi fa invitare in tv, mi fa fare la recensione bella dall’amico al giornale,  poi mi compra la pubblicità sui giornali, e poi vado su anobii e leggo che tremila nullità hanno scritto che il mio libro fa cacare? Solo io ho il diritto di pontificare, di dire questo sì questo no. Solo io posso parlare di calcio basket cricket letteratura pittura vascolare porno poesia franscese jazz gastronomia: loro no, io sì. Oddìo, questa gente era ben conscia che nel mondo reale, prima di internet, la gente esprimesse le proprie opinioni senza chieder loro il permesso: ma, magnanimi, lasciavano fare. Perché non era scritto. Come ho già detto, sono persone che non sanno cosa sia un tag, per scaricarsi un file devono chiedere aiuto al nipote, ma sanno benissimo farsi i cazzi loro. Sentono l’uosemo. Come il primo salumiere quando vide aprire il primo supermarket; non sapeva cosa fosse, ma l’istinto da bottegaio abituato a fare il prezzo che voleva lui gli diceva questa cosa non va, non so perché, ma non non va. Questi sono come i vecchi librai. Tutti a dire ah il libraio d’una volta. Ma quando mai. Vecchi stronzi rincoglioniti con gli occhiali da lettura che per farti arrivare un libro ci mettevano sei mesi e ti chiedevano un mutuo, e che oggi cercano di spiegare a noi che Amazon, che lo stesso libro ce lo manda a casa in un giorno e con lo sconto del trenta, ucciderà la cultura. Col cazzo.

La verità è che loro hanno capito le potenzialità della rete. Sanno che potrebbero da un attimo all’altro perdere tutto, e dico proprio tutto, il loro potere. Sono ben consci che, se internet venisse usato come si deve, la loro spocchia verrebbe derisa e coperta di ridicolo, le loro recensioni contrattate al buffet de tramezzini verrebbero sputtanate, le loro articolesse denudate.

Il problema è che sanno anche che voi questa cosa non l’avete capita. Sanno che siete dei coglioni che hanno in mano la p38 della loro liberazione intellettuale ma invece di sparare (metaforicamente, sia ben chiaro: metaforicamente, non cominciate a cacare il cazzo, qua nessuno vuole sparare a nessuno) a chi di dovere, si limita a fare pum pum con la bocca però poi corre in edicola a comprarsi un giornalaccio che ha già finanziato coi suoi soldi.



2 Commenti

  1. Si pero’ “il popolo della rete” sara’ sempre di meno del “popolo della televisione”. Tutti pensavano che sarebbe stata la televisione che si sarebbe mossa sul pc…..col cazzo!!! Abbiamo visto la fine dei videofonini (e devo dire, meno male!!!) , stiamo invece spostando “la rete ” sulla TV, cioe’ saremo sempre seduti in poltrona con un telecomando in mano (noi come maggioranza, s’intende), e questa non mi sembra “fisicamente” la situazione migliore per scegliere.

  2. Devo dire che non è così scontato. Personalmente io, ex televisioname incallita, mi riscopro ormai giorno dopo giorno senza tv (complice anche nessuna paytv). Mi capita ormai spessissimo di rientrare in casa stanca e pensere: “-adesso spengo il cervello e accendo la tv – mi rilasso un pò …senza pretese.”
    Ma poi, dopo un’interminabile inutile zapping (napoli tv ennesima potenza),la spengo e mi dirigo verso altro.
    Ammetto che se me lo avessero detto 10 anni fa difficilmente l’avrei considerato probabile.
    Sono trascorsi già 20 anni da qunado Stefano Benni proclamava : Siate la Maggioranza.