Ciao.
Dovete sapere che io ho sempre amato Milano. Ma proprio fin da piccolo. Mi sentivo le canzoni di Jannacci tipo venti miliardi di volte e poi me le facevo tradurre da mio padre che a Milano ci aveva faticato da giovane, anche se non la frequentava (mi risulta che la sera i Napoli della media borghesia si ritrovassero al Circolo Dei Napoletani di Milano: presidente, Totò, che ogni tanto si andava a fare pure la capatina). E insomma io era affascinato da quel mondo balordo, immerso nella nebbia, tanto che ne ritrovavo le sue piccole peculiarità in qualsiasi cosa amassi davvero, come segnali di conferma di un amore eterno e ricambiato. I trani de La vita agra, e ancora Jannacci che cantava L’ombrello di suo fratello; i navigli dell’insuperabile Scerbanenco. Le nebbie di Simonetta, i personaggi di Mazzarella, lo Starnazza di Romanzo popolare. E poi ancora Gaber, i fumetti di Alan Ford che doveva essere New York e invece era il Giambellino, e Walter Valdi, e Cochi e Renato, e Felice Andreasi. E quel capolavoro che è Una sera c’incontrammo di Schivazappa, con la scena di Dorelli e il padre in latteria che ogni volta che la vedo piango.
Un amore sconfinato, quello tra me e Milano: sconfinato. Non potete sapere la gioia, la felicità quella volta che mi diedero dell’ esponente della scuola milanese della satira. Poi, tutto è finito, e Milano è diventata la Milano da bere dei subnormali sushi e happy hour, dei socialisti rampanti.
Io lo so quando il mio amore è morto ed è stato sostituito da una pompinara in tacco dodici. E’ stato quella volta che quel cantante miliardario che la sera suonava per i Craxi ha cantato Milano vicino all’Europaaaaa.
Chapeau!
mersì bocù
piccole peculiarità in qualsiasi cosa amassi davvero, come segnali di conferma di un amore eterno e ricambiato.
Magistrale
Pero’ a me, quando sento giambellino, viene in mente Lando, non Alan Ford.
quello ‘o fatto è che adesso con l’appiattimento della balordérie passo davanti al punto SNAI qua a Milàn e trovo i poeti metafisici che trovo non dico a Salierne, ma pure a Pontecagnano. d’estate al chiavicone mi sembra di stare in viale Liguria, e cazzo.
scerbanenco
Ogni tanto, nei miei vagabondaggi, mi illudo che la Milano di cui parli esista ancora. Sommersa, a pezzetti, nascosta come un fuggiasco… o forse come l’ectoplasma di un’assenza ancora troppo recente, ancora non del tutto dissolta.
Bisogna cercarla negli anfratti della Milano merdosa che è diventata, avendo cura di tenersi alla larga da certi posti – la movida, i locali fighetti, le vie della moda ecc.
Ma forse è solo un effetto incrociato delle mie pie illusioni, dei racconti dei miei familiari che la bazzicarono quand’erano giovani (e che hanno colonizzato il mio immaginario), di certe atmosfere nebbiose e di certi paesaggi architettonici (semi)periferici…
[ Visto che è sabato, giorno di minori accessi, mi sono azzardato a scrivere un commento serio. Magari invece è venuta fuori una cagatina, eh, non si sa mai... Però ci ho provato ]
non lo so, è troppo che ci manco. meglio così, dove vado io va il mio ka, e so’ KAzzi
Anche io sono un milanese di ricordi. Cresciuto a Bologna da una mamma che mi insegnava la bella gigogì, eltamburprincipaldelabandadaffooooori. Ma un giorno del 2000 ho deciso di tornare a vivere nella città che amavo. E ho scoperto che la Milano di cui dici è tuttora viva e in ottima salute. Sono le tv a parlare solo della milanodabere (un po’ come la munnezza a napoli). Ma Milano è tantissimo altro, dalle trattorie dell’Ortica, il Giardino degli aromi dove impari a fare le talee, da bikedistrict per girare in bici, ai locali di musica dal vivo sui navigli, i concerti d’organo in San Maurizio o San Satiro, le piste del ghiaccio per i bambini, le balere di tango e la gente, che anche in un ufficio di una multinazionale, ti parla ogni tanto in dialetto (fabalàioeucc’). Guarda qui per farti un’idea: http://www.survivemilano.it
grazie, vado subito