Pararsi il culo.
Devo dire che non mi manca, leggere i giornali. E non mi mancano nemmeno i tg. Oddio, magari resto indietro su quanto sono stupendi i libri della Mondadori o dell’Einaudi (in questo è maestra Repubblica), e non è che mi senta triste per mancanza d’informazione sui gattini che ruttano l’alfabeto o sul nuovo tormentone della rete, che peraltro preferisco ignorare in loco.
Però.
Con tutto il burdello che sta succedendo in nordafrica, io, che ho il pessimo vizio di ricordarmi le cose, mi ricordo che quando si parlava di Mubarak, dicevano ilpresidenteggizzianomubbàrac, così, tutto attaccato. E quando si trattava di Gheddafi, invece, illiderlibbicogheddàfi, pure lui tuttattaccato. Adesso invece, Mubarak, nei racconti dei giornalisti, è diventato il rais e Gheddafi il dittatore. Ora, cari giornalisti italiani, siccome mi ricordo pure piazzale Loreto (lo so, non c’ero, ma io, a differenza vostra, leggo), vorrei darvi un consiglio disinteressato. Questi ancora non stanno appesi a un traliccio: anzi, stanno pieni di soldi, e capace pure che vengono a svernare da noi, quindi sentite a me. Vi conviene a voi spostare con la bocca e chiamarli raiss e dittatore col rischio che questi mo’ vengono si comprano il giornale vostro e vi accappottano? Sentite a me, cominciate con qualcosa di più facile: per esempio, dire che Giovanni Allevi o che i libri di Faletti fanno cacare; al massimo, la casa discografica o editrice non vi invita a un cocktail party. Rinunciate ai tramezzini, è vero, ma almeno vi parate il culo.
Beh, e se poi al buffet c’è il sushi?
quelli se è gratis e trovano uncazzo pure s’assettano ‘ncoppa
non sono d’accordo.
i gattini che ruttano l’alfabeto sono importanti.
quindi ti sei perso lo squalo a frigole su youtube?