Le dieci scuse di Alemanno se straripa er Tevere.
1) Io sono il Sindaco, mica un bagnino.
2) L’ho trovato già esondato quando mi hanno eletto.
1) Io sono il Sindaco, mica un bagnino.
2) L’ho trovato già esondato quando mi hanno eletto.
Sapete che ieri non ho visto il dibattito sulle primarie del Pd. Non mi interessava, perché sapevo già prima esattamente cosa avrebbero detto i candidati; bella forza, direte, i loro programmi sono già noti a tutti, cosa pretendevi, che Bersani o Vendola dicessero che troveranno i fondi per gli esodati scavando miniere d’argento trovate da loro?
Siccome che sto indietro con certe puntate di Warehouse 13 che me fa tanto ride, e siccome che sono una personcina seria, stasera mi tocca che mi perdo il dibattito per le primarie del Pd. Quindi, se qualcuno di voi pure tiene che fare, ve lo anticipo io così stiamo tutti più tranquilli.
Ci sono post che che uno dice vabbe’ ma che lo scrivo a fare, che tanto queste cose le sanno tutti. E invece no, non è vero. Non solo certe cose non le sanno tutti, ma tendono a dimenticarle, e allora ogni tanto cedo alla mia trombonaggine innata e mi lascio andare a post come questo.
Non so a voi, ma a me la puttanata (Pussy riot non vuol dire rivolta delle gattine, eh no) uscita ieri su L’Espresso a firma di Roberto Saviano, beh aho’, mi ha fatto piacere. E non per i motivi che pensate voi.
1) La camicia bianca. Giustamente, il bianco ispira purezza e le maniche arravogliate fanno uomo che non cià tempo da perdere, ma in compenso lui, così superiore a noi, è molto democratico, che se gli va ci stringe pure la mano che tanto poi Gori gliela pulizza.
la nuova, inutile puntatona di AMLOSFERA
E così, mi tocca un’altra volta difendere Beppe Grillo: ma tu vedi un poco la madonna. Non tanto per Grillo in sé, quanto per l’ondata di merda che una certa cultura postfemminista gli ha rovesciato addosso per aver nominato il punto G.
Le cose vanno ripetute finché non lo capiscono.
Oggi, su quel covo di rivuluzionari che sono i social network, si dava grande spazio a un articolo che diceva, sostanzialmente, non siete andati a votare? Adesso vi fottete, cazzi vostri, mo’ non vi potete più lamentare. Mi scuso per la traduzione in Amlese, ma io traduco in capa a me, così capisco pure io. [...]
1) Sono bravi tutti a fare i populisti, però governare è un’altra cosa.
2) Questa è antipolitica, la politica seria è un’altra cosa.
1) Quelli con la fascetta con la frase elogiativa firmata dall’amante dell’autore.
2) Quelli coi titoli che evocano cose passate (il princisbecco, i profumi, le campane delle chiede di paese)
1) Quello che dice show, don’ tell.
2) Quello che ti segue su Facebook di nascosto per tre anni, poi ti chiede l’amicizia poi il giorno dopo te la leva.
Post brevissimo: questo il post di Grillo. Questa la notizia su Repubblica. Questa è la notizia commentata su un blog autorevole. Secondo questo blog, togliere i soldi PUBBLICI ai giornali significa dire stop al contropotere.
1) L’umbriacone da bar. Si tratta di una posizione molto ambita, consistente in genere nello starsi seduti davanti a un bar, attaccare bottone con amici e sconosciuti allo scopo di farsi offrire campari soda e ceres: offre l’indubbio vantaggio di una solida rete di relazioni sociali.
2) Il regista de sinistra. Facile, altamente remunerativo, fatica poca e tanti parties. Unico requisito, essere figlio di un regista, un critico o un ministro de sinistra.
Leggo con piacere che l’ingegner Carlo De Benedetti ha dato alle stampe un nuovo, imperdibile libro. Per i tipi di Einaudi, di proprietà, come tutti sapete, dell’illetterato Silvio Berlusconi. E mi pare che sia sempre lui, che come sapete con Berlusconi è in causa, l’autore di questo libro qua (se sbaglio correggetemi), in coppia col suo dipendente capelluto,
Ieri la battuta sulla Melandri presidente del Maxxi l’ho fatta pure io, lo ammetto, e con questo post intendo fare ammenda. Perché è troppo facile, e io quando una cosa è tanto troppo facile m’insospettisco subito e, qui sta il guaio, comincio a pensare. E mi è subito venuto in mente, perché la Melandri no?
C’è un motivo valido per non segnalarvi mai la roba che mi piace; insomma, qua sul blog sto sempre a bestemmiare contro qualcuno e qualcosa, così che capita che qualcuno mi scriva dicendo: ma a te non piace mai un cazzo?, e di seguito: perché non mi consigli qualcosa, un libro, un film?
Con i miei poteri di lucido intellettuale io vi dico che: in qualche ufficio qualcuno sposato si chiaverà qualcuna sposata; in qualche università qualche prefessore si venderà gli esami; in qualche sport qualche atleta farà uso di doping
Certo, che a vederlo come nella foto, un clone leggermente più femmineo di Saviano, lo dovevate capire che prima o poi Giuliano Sangiorgi si sarebbe dato alla letteratura, ovviamente facendo venire i descenzielli a parecchia gente. Vi dico subito che a me la cosa non fa né caldo né freddo, poi vi spiego il perché
La prossima volta che nasco voglio fare come a loro, voglio essere quello intelligente per definizione.
Diciamoci la verità: come dittatura, Cuba fa oggettivamente schifo al cazzo. Cioè, che dittatura è quella che permette a una blogger dissidente di andarsene in giro e di far parlare di sé sui media occidentali? Ve lo dico io, una dittatura fatta male.
Non ho assolutamente niente contro Zingaretti, che ieri si è candidato a governare il Lazio. Ripeto, assolutamente niente. Però, il fatto è questo: che ieri, durante la conferenza stampa per annunciare la sua candidatura, gli è scappato un tremendo mi hanno imparato.
Dopo i settantadue minuti di risate seguiti alla proposta di candidare la Melandri alla Regione, il PD ha deciso di candidare Zingaretti, il che apre tutta una nuova serie di scenari politici. Vediamo quali:
Io a Matteo Renzi non lo sopporto. Non sopporto a lui, non sopporto il suo tremendo accento fiorentino (che se lo usiamo noi napoletani, il nostro accento, siamo cafoni, se lo usa lui fa figo), non sopporto il suo modo di sedersi, di stare in piedi, di camminare, di guardare. Non sopporto la sua stucchevole campagna per le primarie copiata un po’ da Prodi, un po’ da Nixon e molto da Peter Florrick. Non sopporto il suo campaign manager, il brillante Gori.
Voi lo sapevate che è morto Shlomo Venezia? Quando è stata battuta la notizia dalle agenzie, sembravano conoscere tutti la storia del sopravvissuto all’Olocausto. Tutti tranne un importante e autorevole quotidiano che è stato sgamato dal mio amico Maurizio Syd Troilo a scopiazzare malissimo da Wikipedia un breve riassunto della vita del sig. Venezia.
Attenzione: post lungo e serio. Astenersi elettori del Pd, giornalisti e SNOQ.
Ve lo riassumo così non vi fate le palle più del necessario, e soprattutto capite, perché se leggete l’articolo di oggi sul giornale diretto da Ciccio di Nonna Papera non capite un cazzo manco pagati.
HEY RAGA, STA PER USCIRE IL NUOVO LIBRO DI PAOLO GIORDANO!
1) Ma voi avete idea di quanto pago di refezione solo per Lapo, fatemi capire?
Io tengo la pressione alta e devo evitare di pigliarmi collera. Per questo non compro e non leggo più i giornali: per questo, e per il fatto che pagare centinaia di euri l’anno per leggere delle cazzate approssimate e delle marchette mi pare esagerato. Però tengo Facebook, e capita che qualche amico posti qualche articolo, e capita anche che io ci butti l’occhio.
E così, sta per uscire un nuovo libro di Salman Rushdie. Non so se avete letto I versi satanici, il suo libro che gli è valsa una fatwa. Non è niente male, gradevole, divertente. Niente di che, ma insomma, è un bel libro
Dopo il capolavoro giornalistico di ieri, quando si è discusso a lungo di un tipo che ha detto che c’è una mente dietro al Movimento 5 stelle (cosa scandalosa, perché invece dietro agli agli altri partiti c’è un polmone, un rene e più spesso ancora un cazzone), Beppe Grillo si leva due sassolindi da dentro alla scarpa qui.
Come ogni scrittore italiano devi dire la tua sulle accuse tuittate da Bret Easton Ellis contro il defunto David Foster Wallace. Veronesi lo ha già fatto. Questo mi ha scritto un amico, credo per prendermi per culo, su Facebook, e mo’ sono cazzi suoi, perché ho scoperto di avere qualcosa da dire al riguardo.
Un giornalista che non voglio nominare, in un suo recente corsivo, difendendo la figura del politico de professione, che è l’ ideale per una nuova classe dirigente, dice “che non può nascere al di fuori di un percorso solidamente e direi duramente professionale (equo stipendio compreso)”.
L’articolo è questo. Sia chiaro, d’ora in poi l’articolo è solo uno spunto, non è dell’articolo che voglio parlare, semmai partire dall’articolo. La riproduzione è riservata (i capolavori vanno protetti, si sa), quindi mi limito a riassumerlo.
Le ultime parole fumose